La musica e la scrittura sono affini e sono in grado di rivelare emozioni intime e agganci significativi con il nostro vissuto, sia nella sua espressione più gioiosa che in quella più intensa e, purtroppo, anche dolorosa. Entrambe raccontano storie e interpretano il mondo, talvolta in maniere diverse, più o meno alte, più o meno intense, più o meno valide, per questo, in caso di aridità creativa, è possibile fare ricorso alla musica per smuovere l’immaginazione e rimettere in moto il processo creativo. Non è detto che basti per scrivere meglio o produrre capolavori, le dinamiche creative variano sempre da individuo a individuo, ma è certo che molti autori hanno delle playlist che utilizzano per dare energia alla scrittura.
I neuroscienziati hanno confermato il legame tra musica e motivazione all’azione artistica (e non solo artistica/creativa). La musica, in particolare quella strumentale, è in grado di sollecitare le nostre emozioni, orientale, amplificarle, cambiarle e, del resto, lo sanno molto bene quelli che producono i film o i trailer. La musica può attivare i circuiti di dopamina, eccitare o calmare, aiutare la memoria, accendere i centri cerebrali, riattivare le percezioni più intime e inesplorate del nostro io. La musica ci aiuta a pensare e immaginare.
Come sempre è una questione piuttosto soggettiva, ma generalmente le canzoni, quindi con delle parole che raccontano qualcosa, possono distrarre. Attenzione, perché mi è capitato spesso di ritrovarmi a discutere con gli autori di parole “strane”, non attese in rilettura, addirittura estranee alla frase, questo perché una canzone mandata in sottofondo può entrare nel flusso creativo in modo subliminale e produrre un effetto lapsus, che poi sarebbe difficile individuare, poiché del tutto inconsapevole. La musica strumentale, invece, è più neutrale, più adatta a scorrere intorno e dentro di noi senza interferire troppo a livello di linguaggio. Ma come trovare quella giusta? Per tentativi, non basandosi solo su quello che normalmente ascoltiamo, ma anche su ciò che, magari, non abbiamo mai ascoltato, perché la familiarità con qualcosa non sempre è la chiave.
La musica strumentale può aiutare soprattutto con vicende inquadrabili in determinati generi narrativi, come i romanzi storici, magari con una bella colonna tipicamente medievale o rinascimentale; oppure un romanzo fantasy per il quale potrebbe aiutare la colonna sonora di qualche film culto come Il Signore degli Anelli, con le straordinarie musiche di Howard Shore. Uno dei vantaggi dell’era digitale è che possiamo rintracciare musica adatta a qualsiasi genere, epoca e luogo.
Ecco qualche consiglio operativo:
Cercare di cogliere le emozioni che la canzone ha suscitato, gli stati d’animo, le sensazioni emergenti e quelle sommerse. Non cercare subito di scrivere, focalizzarsi sui sentimenti, sulle emozioni, sul riverberare intimo del pensiero introspettivo. Non avere fretta, cercare di dare un nome a quello che proviamo, ai sentimenti che riusciamo a riconoscere: gioia, tristezza, epicità, amore, rimpianto.
La musica può facilitare la concentrazione e diminuire il “rumore” delle distrazioni, aiutando a modellare e controllare il flusso di idee. Bisogna solo considerare che quel che funziona in fase creativa potrebbe non funzionare in fase di editing e revisione, quando la musica potrebbe diventare troppo invadente e distrarre. Il nostro cervello, infatti, lavora in modo profondamente diverso nella fase di correzione, andando a sondare i livelli anche retorici e formali del testo per avvalorarli o modificarli. Diciamo che è una scrittura più tecnica e professionale e la musica può essere controproducente. Ad ogni modo, esplora, lasciati sorprendere, prova musiche e artisti diversi, non fermarti ai primi tentativi, vedrai che le parole si accenderanno circondate dalle note.
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