Viviamo in un mondo digitale e questo non aiuta a leggere, nonostante la maggiore disponibilità di “testo leggibile”. Siamo sempre esposti a qualcosa da leggere, lo siamo in molti modi e in continuazione, ma non riceviamo quasi mai informazioni valide, unitarie e organiche. Il più delle volte la lettura è fatta di stimolazioni improvvise, frammentarie e assolutamente momentanee. In altre parole, il nostro stile di lettura è prevalentemente veloce, anzi, siamo quasi obbligati ad adattarci a una modalità di lettura rapida, proprio perché continuamente incalzati da qualcos’altro da leggere, purtroppo non sempre di valore.
LETTURA LENTA E PROFONDITÀ
Quella veloce è spesso una lettura impaziente, e anche se leggere velocemente non vuol dire non cogliere il senso di quello che si legge, un ritmo sostenuto di lettura può risultare superficiale e chi legge troppo velocemente un testo rischia di “semplificarlo” per poterlo acquisire, oppure di sorvolare il testo senza raggiungerne pienamente significato, pienezza e profondità. La lettura lenta, invece, è quasi sempre una lettura che scende a livelli maggiori e riesce più facilmente a raggiungere l’essenza delle cose, che più raramente è in superficie. Se questo discorso può avere un valore particolare nella saggistica, non di meno ne ha nella narrativa, che è ancora di più relazione con il testo e con tutte le dinamiche che la narrazione scatena nel lettore. Ebbene, questa relazione con il narrato diventa tanto più potente quanto più le diamo tempo di radicarsi. Tempo, appunto, perché serve tempo perché le cose siano ben fatte, ben vissute, ben accolte, ben comprese.
LA CONSISTENZA DEI LIBRI
I social network e il Web sono una fonte inesauribile per ottenere informazioni, ne riceviamo in continuazione, come detto, ma questo non basta a costruire una relazione con quello che leggiamo e a rendere significativa l’esperienza della lettura. Quando pensiamo alla “Rete” non ci viene in mente il suo limite fisico, anche se ne ha uno. Gli aggettivi usati per descrivere il Web sono quasi sempre marcatori di indefinitezza: sconfinato, infinito, vasto, e via dicendo. Un libro, invece, ha una forma chiusa, ha un limite consistente che lo rende auto-consistente. La forma del libro, i suoi confini, i suoi limiti cartacei o digitali – ma più ancora quelli cartacei – rendono possibile l’organizzazione della complessità. E tale complessità ha bisogno di lentezza, di tranquillità, di accortezza per essere letta e compresa nelle sue profondità. Per cui prendiamoci tempo per leggere, leggiamo lentamente, godiamo di ogni pagina, perché questo tempo non sarà mai tempo sprecato.
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