Le vie della scrittura: cercare lo straordinario nell’ordinario

Scrivere cercando lo straordinario nell'ordinario

L’abilità richiesta per essere scrittori non è soltanto una questione di ispirazioni ed emozioni, non si tratta solo di “essere artisti” e vivere il momento creativo come qualcosa di unico e irripetibile, quasi “magico”, diremmo. Di fatto, la scrittura è anche un mestiere, che piaccia o no, e come tale non ha a che fare soltanto con il talento, ma anche con il duro lavoro.

Il talento senza allenamento è inutile.
– Mark Twain

Il talento è ereditato oppure è innato, ma il mestiere si acquisisce, insieme alla capacità di catturare la complessità del mondo, al di là delle personali sensibilità che, certamente, aiutano. Si tratta di narrare ciò che sentiamo e di evocare il modo in cui le persone vivono, raccontare i loro valori, il lavoro, i figli, la fede, tutto ciò è importante, ma spesso sotteso all’ordinario, e va reso straordinario attraverso la narrazione; è questo alla fine il cuore del mestiere di uno scrittore. Quindi, non parliamo soltanto di ispirazione, ma di storie pensate, programmate, desiderate, cercate; storie che si basano su strutture narrative organizzate (o in via di sviluppo, ciò dipende anche dall’indole di chi scrive), su un linguaggio efficace per quella storia, su emozioni umane, su valori riconoscibili e opposizioni forti tra questi valori, in grado cioé di determinare conflitti importanti.

ESSERE SCRITTORI ONESTI

Raccontate la verità che è dentro il cuore di ogni storia: la trama del vero che dà dignità a ogni racconto. Per farlo, bisogna raccogliere i dettagli della vita dei personaggi, il significato e il valore delle loro esistenze. Questo significa lavorare sugli aspetti sensoriali, cercando di raccontare attraverso tutti e cinque i sensi. Soltanto in questo modo, i lettori avranno la percezione di un mondo reale, che è esattamente ciò che sembra e che esiste per ciò che è. Inventare non vuol dire mentire, la narrativa non dovrebbe essere menzogna, non inganna, ma trama, cioé costruisce un’architettura che serve a trasmettere dei contenuti, ma quei contenuti devono esserci.

Riempi la carta con i respiri del tuo cuore.
– William Wordsworth

L’ARTE DEL DIALOGO

Croce e delizia di tutti quelli che scrivono, i dialoghi richiedono sempre molto lavoro. Non imitate i dialoghi televisivi, non ricalcate quelli letti in altri libri, trovatene di vostri, attingete dalla vita reale, ma sappiate operare delle scelte di valore. I dialoghi quotidiani sono noiosi, bisogna che le battute abbiano una loro forza narrativa, e sarà così soltanto se sgorgheranno da una storia coerente (non in senso assoluto, ma tra le sue parti). I dialoghi saranno davvero efficaci quando daranno al lettore la sensazione che quella conversazione si stia svolgendo davanti ai suoi occhi, soltanto così non percepirà più i confini della storia, ma parteciperà con i personaggi al suo evolversi. Ricordate sempre che non è piacevole per chi legge ritrovarsi con battute di dialogo già sentite o, magari, prese in prestito da altri. I lettori forti, quelli davvero innamorati della lettura e che hanno gli strumenti per ben decodificare una storia, non sono sciocchi, non dimenticatelo mai.

LA SCRITTURA INTROSPETTIVA

Il monologo interiore è ciò che i personaggi pensano, sentono, immaginano, sognano, domandano a se stessi. La scrittura introspettiva è una forma di dialogo (in senso lato tutta la narrativa lo è), ma se questo dialogo diventa “pesante” allora allontanerà il lettore. A chi legge non interessa conoscere tutti i recessi della mente dei protagonisti, ma soltanto quelli che si legano alle vicende narrate. La scrittura introspettiva non si concentra tanto sugli eventi, ma sul significato che questi eventi hanno per i personaggi. Nessuno di noi passa il tempo a elencare domande riassuntive per fare il punto su quanto gli sta capitando, i pensieri sono molto più caotici e disordinati, per questo è fondamentale usare la scrittura introspettiva nelle sue varie forme (come il monologo interiore, il discorso indiretto libero, il flusso di coscienza) in modo più spontaneo e naturale possibile, il che vuol dire che dovremo lavorarci molto più di quanto immaginiamo per renderla tale. Spesso, nella scrittura, quel che risulta meno artificioso è anche ciò che ha richiesto più lavoro e meno spontaneità.

GLI SCOPI DELLA NARRAZIONE

Porsi degli obiettivi è importante, sapere perché si scrive aiuta ad andare avanti. Le storie dovrebbero sempre avere come scopo principale quello di illuminare, ammonire, criticare o ispirare; dovrebbero risuonare nella vita di chi legge, lasciare traccia, toccare la mente dei lettori e passare per il cuore. Le verità eterne dell’amore, dell’odio, della paura, dell’ambizione, della dedizione e della compassione sono il pane quotidiano degli scrittori da sempre, e lo saranno sempre. Le descrizioni (anche i più piccoli dettagli), i dialoghi, la narrazione compongono la storia e le danno vita, ma è il principio drammaturgico (il tema o il significato principale) che le conferisce un’anima.

Il ruolo di uno scrittore è dire quello che non riusciamo a dire.
– Anaïs Nin

L’ATTEGGIAMENTO DI CHI SCRIVE

Cercare lo straordinario nell’ordinario non vuol dire stupire il lettore con parole strane o metafore assurde, non significa ricorrere a ornamenti linguistici eccessivi o artificiosi, è ben altro: si tratta di un approccio che mira a scoprire e a valorizzare la bellezza nascosta e le verità profonde che stanno nelle cose semplici e comuni della vita quotidiana. La chiave è l’autenticità, perché una narrazione genuina e sentita può toccare profondamente il lettore, più di quanto possano fare parole complesse o immagini stravaganti slegate dalla storia (lo stile è parte del racconto, non un qualcosa che appoggiamo sopra al racconto). Ricordate sempre che scrivere con semplicità non vuol dire essere banali, vuol dire arrivare direttamente al cuore delle cose e riuscire a renderle uniche.

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