Posto che la maggior parte degli scrittori beneficia enormemente della collaborazione con altri autori e lettori, nessuno accetta delle critiche con facilità, nessuno affronta con leggerezza una revisione o una correzione, e non importa che l’ambito sia quello professionale o amatoriale: la critica di altri può diventare un ostacolo e può richiedere un’elaborazione lunga e faticosa:
Il concetto di “permalosità” è comunemente associato a chi non accetta le critiche. In inglese, questa caratteristica è descritta come “thin-skinned“, cioè una persona facilmente ferita o offesa da critiche o commenti negativi (in modo metaforico, come se avesse una “pelle sottile”). Tuttavia, la sensibilità alle critiche non è una caratteristica specifica di una particolare personalità, ma si manifesta in individui con vari profili psicologici, ciascuno con le proprie motivazioni. [Fonte]
Se poi si tratta di scrittura, questa elaborazione può diventare particolarmente complessa e ciò è dovuto a fattori sia emotivi che psicologici. Siamo umani, la scrittura è una forma umana di arte, soprattutto ci permette di intrecciare relazioni, con noi stessi e con altri; le critiche possono addirittura inficiare queste relazioni, facendoci perdere fiducia in noi stessi e nell’aiuto (giudizio) esterno.
Alcuni fattori che influenzano il rapporto con la critica esterna
- Identificazione personale con il lavoro
La scrittura è un’attività profonda, che riflette i pensieri intimi, le esperienze e le emozioni di chi scrive, tanto che molti vedono in ciò che scrivono un’estensione di se stessi. Quando questa “identificazione” è molto forte, una critica può essere percepita sul piano personale, rendendo difficile il distacco emotivo necessario ad accettare il feedback con obbiettività. - Paura del giudizio
La paura di essere giudicati inadeguati o non all’altezza può intensificarsi quando si ricevono feedback negativi, soprattutto in contesti in cui l’approvazione e il riconoscimento degli altri sono vissuti come conferme della propria abilità e valore (contesti come, per esempio, i social media e le piattaforme su cui gli autori possono pubblicare e condividere quello che scrivono). - Vulnerabilità
Esprimersi attraverso la scrittura espone l’autore al giudizio altrui, rendendolo vulnerabile alle opinioni e alle critiche, ciò può innescare meccanismi di difesa, come la negazione, specialmente se le critiche non sono presentate in modo costruttivo. - Mancanza di fiducia
Gli scrittori, soprattutto all’inizio, possono non avere piena fiducia nelle proprie capacità, per cui le critiche vanno a intensificare le insicurezze preesistenti, rendendo difficile vedere il feedback come un’opportunità di crescita e, anzi, facendolo percepire come una conferma della propria fallibilità. - Aspettative irrealistiche
A volte, chi scrive ha aspettative irrealistiche e spera in una risposta universalmente positiva, per cui, quando le critiche inevitabilmente emergono, la discrepanza tra le aspettative e la realtà può essere difficile da accettare. Ma un’accoglienza universale è pressoché impossibile, perché ogni lettore ha gusti diversi, e anche le opere più celebrate ricevono critiche e non piacciono a tutti. - Eccessivo perfezionismo
Il perfezionismo può portare a essere iper critici nei confronti del proprio lavoro, per cui le critiche negative incentivano la tendenza a focalizzarsi sui difetti piuttosto che sui punti di forza.
A proposito di aspettative irrealistiche
In psicologia, le aspettative irrealistiche si riferiscono a speranze, credenze o previsioni non realisticamente ottenibili o raggiungibili, considerati i limiti esistenti, le risorse disponibili, le capacità personali o le semplici circostanze ambientali, e quando creano uno squilibrio tra ciò che una persona si aspetta e ciò che è effettivamente possibile realizzare diventano una fonte di stress e ansia:
Il termine aspettativa deriva dalla parola latina “expectare” e significa “aspettare”: come suggerisce la sua etimologia, l’aspettativa può quindi essere definita come l’attesa del verificarsi di qualcosa, una previsione volta a farci orientare nel futuro. Le aspettative si configurano come la propensione umana a proiettare convinzioni, pensieri e percezioni riguardanti una specifica circostanza o una persona. Rappresentano una forma di valutazione personale finalizzata a fornire un’anticipazione di comportamenti o eventi futuri. Possono essere dirette verso noi stessi o verso gli altri, delineando un quadro mentale di ciò che potrebbe accadere. Possono contemplare una vasta gamma di situazioni, da esperienze personali a relazioni interpersonali, da viaggi a obiettivi prefissati. [Fonte]
Caratteristiche delle Aspettative Irrealistiche
- Eccessivamente ottimistiche o troppo pessimistiche, ovvero irraggiungibilmente alte (come aspettarsi la perfezione in ogni cosa che si fa) o irragionevolmente basse (come aspettarsi il fallimento nonostante la preparazione adeguata).
- Non basate sull’esperienza.
- Non obiettive.
Conseguenze delle Aspettative Irrealistiche
- Frustrazione e delusione.
- Stress e ansia dovuti all’irraggiungibilità degli obiettivi.
- Conflitti relazionali, quando le aspettative sugli altri non sono realistiche o sono proiezioni di desideri irrealizzabili.
Gestione delle Aspettative Irrealistiche
- Valutare con calma le situazioni, prendendosi il tempo per analizzare le circostanze e adattare le aspettative di conseguenza.
- Sviluppare una certa flessibilità, imparando ad adattarsi ai cambiamenti.
- Ricevere feedback da persone di fiducia può aiutare a calibrare meglio le aspettative, basandole sulla realtà.
- Lavorare sulla consapevolezza di sé, perché aiuta a riconoscere e a modificare aspettative esagerate.
Le aspettative irrealistiche nella scrittura
Nel mondo della scrittura, le aspettative irrealistiche sono spesso legate alla scarsa consapevolezza, da parte di chi scrive, delle proprie capacità (e del tempo necessario a migliorarle), ma anche delle normali dinamiche del mercato editoriale. La pretesa di successo immediato, per esempio con la pubblicazione del primo libro con un grande editore, può portare a una forte delusione; è inutile dire che il percorso editoriale spesso richiede tempo, pazienza e il superamento di numerosi rifiuti da parte di editori e anche lettori. Anche cercare di ottenere il romanzo perfetto al primo tentativo è un’aspettativa assolutamente irrealistica, perché in genere la scrittura è un processo che richiede molteplici bozze e revisioni, inoltre la creatività non è quasi mai lineare e include periodi di stallo e passi indietro.
Cambiare punto di vista: la Critica come Strumento di Crescita
Leggendo in chiave positiva un commento non del tutto favorevole è possibile imparare a potenziare la scrittura, elevandone la qualità, ma questo “rifiuto” (perché spesso viene vissuto come tale) va gestito, accogliendo le emozioni degli altri senza pregiudizi, senza opposizioni eccessive e senza voler a tutti i costi vedere nella critica “un’intenzione di offesa”:
In termini psicologici, la paura del rifiuto o sensibilità al rifiuto è una disposizione della persona. E’ assimilabile a un tratto di personalità, che si manifesta con una aspettativa ansiosa e persistente di essere rifiutati. Prevede una ipersensibilità a percepire il rifiuto nel momento stesso in cui avviene e con reazioni emotive intense in seguito all’evento (Downey & Feldman, 1996). [fonte]
E, poi, bisogna operare un certo discernimento, perché non tutte le critiche sono utili o pertinenti, è importante saper distinguere quelle costruttive da quelle infondate. Se una critica non è chiara, chiedere ulteriori spiegazioni può aiutare a comprendere meglio i punti di vista altrui e a coglierne le reali intenzioni. Infine, applicare concretamente le critiche ricevute è il passo più importante, non solo per migliorarsi come autori, ma per imparare a rapportarsi ai “fallimenti” evitando tanto chiusure emotive quanto rinunce dolorose e immotivate.