Il processo di scrittura prevede la generazione, lo sviluppo e l’organizzazione delle idee, la revisione e l’editing. Un percorso, quindi, una specie di sentiero a tappe, percorrendo il quale autori e autrici possono sentirsi guidati, possono identificare dei punti di controllo e la possibilità di valutare con precisione in quale fase della progressione creativa si trovino. Ma non è stato sempre così, la scrittura creativa (quindi narrativa) non è stata sempre considerata come un atto inserito in un preciso processo creativo. Il cambio di prospettiva si è verificato negli anni Sessanta e Settanta, quando è emerso l’approccio didattico che teneva conto del concetto dei “processi”, e ciò portò a spostare l’attenzione dal testo (con tutte le sue caratteristiche) al processo di scrittura, per cui l’insegnamento della scrittura si è concentrato sulle fasi e sulle strategie che portano dalla pagina bianca al prodotto finale più che sul risultato. Il cambio di passo fu inaugurato nel 1972 da Donald Murray, che propose di “Insegnare la scrittura come processo e non come prodotto”, e che suddivise la scrittura creativa in tre semplici fasi:
Nell’approccio incentrato sul “processo di scrittura”, agli autori viene chiesto di concentrarsi su cicli di pianificazione, scrittura e revisione; a questo si aggiungono la consapevolezza del pubblico, la scrittura dipendente dal contesto e l’attenzione all’IO scrittore, quasi più che al testo stesso. La maggior parte degli scrittori non riesce a produrre un testo impeccabile alla prima stesura e deve affrontare numerose revisioni prima di ottenere un pezzo finito; purtroppo questo vale oggi più di ieri, perché il livello di scrittura non è più quello che era anni fa. Inoltre, correggere e riscrivere oggi sono passaggi semplificati dall’uso dei software di scrittura, che rendono più semplice e immediato il rapporto con il testo, la verifica degli errori e la riscrittura in generale. Ad ogni modo, avere in mente un “processo a tappe” può aiutare a creare fiducia e a ridurre l’ansia, soprattutto permettendo gli autori di familiare con il concetto di progressione creativa e, dunque, miglioramento del testo con più bozze da produrre. In anni di lavoro, ho realizzato che la convinzione di aver concluso il lavoro di scrittura con la prima bozza – che viene quindi considerata già perfetta – rende la scrittura un’attività dolorosa, perché messi davanti a dei feedback non del tutto positivi, gli autori si sentono frustrati dal non essere riusciti a produrre immediatamente ciò che avevano immaginato, ma la consapevolezza che serva una revisione, e che quella prima bozza sia soltanto un passaggio, può aiutare a superare questa “ansia” dell’imperfezione.
Sembra incredibile, ma il fenomeno del ricalco (inteso come il ricalcare lo stile di un altro autore) e quello del plagio stanno diventando un vero problema, e un processo di scrittura che includa una revisione ben fatta aiuta in parte a risolverlo. Perché gli autori plagiano (copiando intere frasi o periodi, ma anche situazioni, dialoghi eccetera…) e ricalcano lo stile di altri? Tutti lo fanno, in misura più o meno ampia, spesso perché sono lettori di un particolare autore, o magari perché non riescono a rendere nello stesso modo quello che provano leggendo, non avendo ancora maturato gli strumenti per scrivere a certi livelli; altre volte è semplice desiderio di risultare bravi quanto i loro scrittori preferiti. Insomma, i motivi possono essere molti, ma ricalcare dei modelli (che è ben diverso dalla semplice ispirazione o influenza letteraria) alla lunga diventa un’abitudine deleteria e impedisce lo sviluppo di stile e personalità originali: significa rinunciare alla propria voce. Quando un autore o un’autrice non hanno sviluppato un solido processo di composizione, e quindi prendono in prestito da testi già pubblicati senza rielaborare, il problema può diventare importante e, tra l’altro, portare a un inaridimento del flusso creativo.
Forse, però, la ragione più significativa per perseguire un approccio che tenga conto di un processo di scrittura è la sua potenziale applicazione per progettare nuovi romanzi, libri, testi in generale, perché permette di mettere in ordine le idee e “comporre” già l’opera in pre-scrittura, senza affidarsi soltanto all’ispirazione del momento. Anche per questo la scrittura libera, e perciò sospinta da “momenti emotivi o intellettivi”, subisce più facilmente delle fasi di blocco, anche se può essere più potente e qui sta il nodo: la forza espressiva della creatività libera. Se la ricerca sugli effetti del processo di composizione ha mostrato risultati positivi, riscontrando un miglioramento generale della qualità di scrittura, dall’altro ha evidenziato che imporre delle tappe a volte scoraggia, altre volte appiattisce.
Scrivere liberamente significa “mettere su carta” tutto ciò che viene in mente (e passa per il cuore), senza preoccuparsi degli errori o della coerenza: si scrive, punto. La scrittura libera può essere completamente aperta o focalizzata su un particolare argomento, ma non procede a tappe, se non quelle istintive. Si scrive quando c’è l’ispirazione, ma se non c’è questa ispirazione, allora diventa molto difficile scrivere. Servono continuamente attivatori: musiche, immagini, film, altri romanzi. Spesso chi scrive in modo libero riesce a produrre testi anche molto efficaci e senza fermarsi, ma non riesce sempre a replicare simili performance, il che genera frustrazione e, quando non arrivano le idee, il flusso si blocca. Scrivere in questo modo può essere emotivamente più coinvolgente per un autore o per un’autrice, ma è un approccio che solo scrittori e scrittrici con una vena creativa potente riescono a sostenere per più di un progetto.
Tutte e due le cose, perché è inevitabile che una scrittura matura ed efficace debba poter far ricorso tanto alla libertà creativa assoluta quanto alla progressione in fasi. Il segreto è tutto qui, ovvero che non ci sono segreti, ma allenamento, padronanza e capacità di scelta. L’importante non è usare sempre un sistema e reiterarlo negli anni, ma scegliere quello più giusto nel momento giusto, alternando (o amalgamando) fasi creative libere e tappe consapevoli.