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Professione scrittore: 2 consigli per 1 titolo

Per uno scrittore il titolo è importante, certe volte vincolante. A volte il titolo è la prima cosa che viene in mente, e rimane là, fin dall’inizio, come un filo di Arianna da seguire per dare strada alla storia.  Altre volte il titolo arriva dopo qualche capitolo, dopo duecento pagine o in seguito alla parola fine. Certe volte è provvisorio, altre volte è assegnato al primo tentativo. La verità è che ogni scrittore ha la sua modalità, e ci sono anche autori che hanno bisogno di giorni di concentrazione per trovare un titolo valido e fanno bene, perché è fondamentale.

Quale che sia la scelta finale, non si può non tenere conto che il titolo “fa” parte del lavoro di promozione del libro.  Un titolo può essere carico di fascino e mistero, oppure può essere fuorviante, o ancora criptico o infine particolare. La scelta è importante quanto la scrittura del libro, la copertina e tutto quanto concerne l’extra testo.

Siamo tutti d’accordo sul fatto che parecchi dei titoli più belli siano già stati usati (L’insostenibile leggerezza dell’essere, Il Signore degli anelli, I promessi sposi, Il rosso e il nero, Guerra e pace, Il Grande Gatsby, Il signore delle mosche, La prossima volta il fuoco etc etc), ma non per questo dobbiamo darci per vinti, anche se spesso, quando ci pare di aver trovato il titolo giusto, scopriamo che è stato già usato da qualcun altro.

Due sono i consigli fondamentali:
  1. non deve essere un titolo troppo complicato.

L’editore Alfred Knopf rimproverava così Dashiell Hammett: «Dovresti occuparti e preoccuparti un po’ di più dei tuoi titoli. Quando una persona non riesce a pronunciare il titolo o il nome dell’autore, si intimidisce e non osa più entrare in libreria per chiedere quel libro. Capita più spesso di quanto tu non creda.»

Se una lunga frase in greco o latino vi sembra illuminante circa il senso profondo della vostra opera, bisogna però tenere conto del fatto che qualcuno dovrà pronunciarla per poter comprare e leggere il tomo in questione. La semplicità e l’immediatezza aiutano sempre, perché i titoli semplici risultano essere più facili da imparare e memorizzare.

2. non deve essere un titolo troppo noto

Se un buon consiglio può essere quello di sbirciare la classifica dei libri più venduti per farsi ispirare da titoli efficaci, non bisogna dimenticare che se chiamiamo il nostro libro “Il signore delle perle”, e magari intendiamo parlare di un buffo personaggio che non ne imbrocca una quando parla, il lettore potrebbe aspettarsi un riferimento al genere, alla storia, alla situazione inscenata da Tolkien. La cosa non è necessariamente negativa, ma bisogna valutarne bene l’impatto sul messaggio che vogliamo dare e la storia che stiamo proponendo ai lettori.

Se il titolo propone il nome del protagonista (es: Il giovane Holden), potrebbe instradare il lettore in una certa direzione, se è criptico o magari esprime un’azione “Invito a cena”, allora porterà il lettore a concentrarsi su un evento o un’indagine e così via… Per scegliere dobbiamo quindi capire cosa vogliamo che il lettore noti di più nella storia.

Ernst Hemingway i titoli dei suoi romanzi li sceglieva così: «Faccio un elenco di titoli dopo aver finito il racconto o il romanzo – a volte addirittura cento. Poi inizio a cancellarli, e a volte li cancello tutti.»

Proviamo dunque a scegliere una parola chiave della storia e iniziando da quella costruiamo frasi o coppie di parole, oppure semplicemente un avverbio, un verbo, un’azione. L’aiuto dell’editor potrebbe rivelarsi fondamentale in questo caso, qualunque autore dovrebbe avere un buon editor al suo fianco e affidarsi al suo giudizio.

Qualche esempio celebre di ottimi consigli editoriali: Via col vento è stato preceduto, mentre Margaret Mitchell scriveva il suo capolavoro, da Pansy (così si chiamava in origine la protagonista Scarlett O’Hara), da Tote the Weary Load (il verso di una canzone) e da Domani è un altro giorno (l’indimenticabile frase dell’indimenticabile Scarlett).
David Herbert Lawrence ha cambiato molto spesso, con decisioni tormentate ma felici, i suoi titoli: Paul Morel è diventato Figli e amanti, John Thomas e Lady Jane è diventato L’amante di Lady Chatterley, Le sorelle è diventato L’arcobaleno e L’anello matrimoniale è diventato Donne in amore.

vania

Vania Russo è scrittrice, valutatore editoriale di manoscritti, editor e docente di corsi di scrittura creativa e narratologia. Dal 2008 segue diversi stage, master e corsi di narratologia e laboratori teatrali. Si specializza in laboratori di narratologia e si forma quale lettore editoriale ed editor professionista presso la Scuola Dumas, docente Mario Arturo Iannaccone. Collabora con diverse Associazioni Culturali e Case Editrici in qualità di correttore bozze ed editor. Partecipa a diversi concorsi letterari con il gruppo di scrittori Ludici Scriptores. È presidente dell’Associazione Storico Culturale Lidenbrock, della quale dirige la rivista letteraria insieme allo storico saggista Mario Arturo Iannaccone. Ha pubblicato, oltre ai romanzi, il Manuale di scrittura creativa – Con esempi, esercizi, approfondimenti e Scrivere con stile – Manuale avanzato di scrittura con esempi, esercizi, approfondimenti, editi da Panda Edizioni.

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