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Revisione e correzione qualche consiglio pratico

Una volta portata a termine la stesura del testo, e magari una primissima correzione bozze, si deve passare alla  revisione. Se da un lato il lavoro più lungo e corposo sembra essere la scrittura, dall’altro la revisione è certamente il più delicato, perché può fare davvero la differenza fra una pubblicazione di rilievo e una pubblicazione scadente, ciò a prescindere dal contenuto, dalla bellezza della trama, dall’empatia che i personaggi sono in grado di suscitare.

CON PAZIENZA E CALMA

Non lasciamoci ossessionare dagli errori

Chi ha esperienza di correzione del testo sa bene quanto sia difficile, pur con interventi metodici, attenti e prolungati, produrre un testo realmente pulito, per questo i piccoli errori sono perdonabili, perché altamente probabili. Alcuni refusi possono far sorridere ma non producono quai mai una bocciatura del manoscritto. Se nonstante un controllo accurato possono scappare delle sviste, quale può essere dunque la resa di un testo non revisionato? Se dalla pagina emergono troppi errori e imprecisioni il resto va in secondo piano e la qualità totale del lavoro dell’autore viene giudicata sommaria e dilettantistica. E tuttavia la revisione non deve diventare un’ossessione, e il fatto che lo diventi  nemmeno deve stupire, poiché è difficile che uno scrittore sensibile al valore della correzione ne sia poi realmente soddisfatto: è un paradosso piuttosto frequente, però un lavoro accurato, paziente e caparbio può lenire di molto questo senso perdurante di imperfezione e soddisfare anche l’autore più scrupoloso.

LA GIUSTA LONTANANZA DAL TESTO

Evitare la lettura veloce

Prima di iniziare la correzione, l’autore deve allontanarsi dal testo, quasi dimenticarlo, per far raffreddare le emozioni e alleggerire un po’ il legame con la storia e i personaggi: gli autori troppo coinvolti in quanto scritto riescono difficilmente a revisionare con oggettività o ad accettare eventuali critiche da terze parti.  Se questo consiglio vale per tutti i tipi di documento, a maggior ragione vale per un romanzo. In generale quando ricordiamo ancora molto bene quel che abbiamo scritto, il nostro cervello tende a entrare in modalità risparmio e ad applicare una lettura veloce e presuntiva, ben poco utile per correggere, perché leggere in questo modo vuol dire anticipare le informazioni e le parole ancora scritte in memoria e così gli errori, specie i piccoli refusi, diventano invisibili. Ciò che serve, invece, è una lettura consapevole, concentrata e sorvegliata.

ELENCARE PUÒ AIUTARE

Per non dimenticare nulla

La seconda fase è lo stilare una sorta dl elenco di controllo in cui siano segnate tutte le parti del testo che l’autore andrà a verificare:

  1. ciò che attiene alla semantica, ovvero al senso delle frasi e delle parole, se ci sono contraddizioni, efficacia, chiarezza, espressioni comprensibili. È bene sempre ricordare che le frasi possono risultare grammaticali (cioé corrette da un punto di vista grammaticale) ma non comprensibili, oppure agrammaticali (cioé non corrette da un punto di vista grammaticale) ma comprensibili. La licenza concessa a certe variazioni grammaticali, per esempio nel registro colloquiale, non deve mai comportare ambiguità;
  2. la correttezza grammaticale, soprattutto la concordanza dei tempi, ovvero l’insieme di regole che stabiliscono la relazione fra tempi e modi, e che correlano le principali alle subordinate, insomma, l’architettura del periodo. In particolare:
    se il verbo della principale regge l’indicativo oppure il congiuntivo;
    se il verbo nella principale è al presente o al passato;
    se il verbo nella subordinata deve esprimere anteriorità, contemporaneità o posteriorità rispetto all’azione della principale;
  3. la precisione di parsing, cioé la capacità di indirizzare il lettore verso la giusta interpretazione, perché la punteggiatura usata correttamente evita l’ambiguità strutturale della frase, aiuta a evidenziare le informazioni importanti, supporta il senso del periodo e rende la scrittura più facile da interpretare;
  4. la coerenza tipografica del testo, come per esempio un uso coerente dei segni scelti per isolare le battute di dialogo. Se si scelgono i «…» allora vanno usati per tutta la lunghezza del testo.

E iniziamo subito a fare pratica: nell’articolo ci sono dei refusi. Riuscite a trovarli? 😉

 

 

 

vania

Vania Russo è scrittrice, valutatore editoriale di manoscritti, editor e docente di corsi di scrittura creativa e narratologia. Dal 2008 segue diversi stage, master e corsi di narratologia e laboratori teatrali. Si specializza in laboratori di narratologia e si forma quale lettore editoriale ed editor professionista presso la Scuola Dumas, docente Mario Arturo Iannaccone. Collabora con diverse Associazioni Culturali e Case Editrici in qualità di correttore bozze ed editor. Partecipa a diversi concorsi letterari con il gruppo di scrittori Ludici Scriptores. È presidente dell’Associazione Storico Culturale Lidenbrock, della quale dirige la rivista letteraria insieme allo storico saggista Mario Arturo Iannaccone. Ha pubblicato, oltre ai romanzi, il Manuale di scrittura creativa – Con esempi, esercizi, approfondimenti e Scrivere con stile – Manuale avanzato di scrittura con esempi, esercizi, approfondimenti, editi da Panda Edizioni.

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