Per ottenere il massimo dalla revisione delle descrizioni è importante prima di tutto considerare qual è il ruolo delle descrizioni nella narrazione. Ebbene in realtà un autore può tranquillamente fare a meno delle descrizioni, che non sono affatto necessarie per raccontare una storia. In termini tecnici vuol dire che un romanzo, un racconto, una novella possono “esistere” anche se l’autore non descrive paesaggi, ambienti, tramonti e personaggi. Un romanzo non è un quadro, è un insieme coeso di trama e destino dei personaggi, ovvero, per esistere e avere un senso narrativo deve incentrarsi su ciò che accade ai personaggi.
Codice e controcodice
Quando un lettore si immerge in una storia decodifica il messaggio (o i messaggi) che l’autore ha inserito (a volte nascosto) nel testo, e lo fa in modo quasi del tutto inconsapevole, anche se ciò dipende dal grado di coinvolgimento e dalle competenze del lettore stesso. Lettori forti tendono a essere molto più consapevoli nell’uso delle strategie di lettura di quanto non lo siano, invece, i lettori deboli che per lo più “subiscono” la storia. Proprio perché si tratta di codificare e decodificare il senso della storia, tutti gli elementi di cui lo scrittore si avvale dovrebbero avere una precisa giustificazione, uno scopo, un valore in termini di sviluppo della trama e di crescita del personaggio. Anche le descrizioni, per essere utili, devono rientrare in questa logica. Inserire la descrizione di un ambiente, di un luogo, di un paesaggio, di una tempesta, di una sedia, di una candela, di un qualunque oggetto di arredo, e via dicendo non è un fatto puramente estetico. Un tempo di certo l’incidenza di descrizioni puramente estetiche era tanto più forte, ma oggi i lettori sono “educati” a cercare il senso, la prova, il dato. Non amano descrizioni lunghe, troppo corpose, ripetitive, ampollose, inutili e le percepiscono come tali, ovvero inutili, quando non servono alla decodifica della storia e alla comprensione dei personaggi.
Nuove forme estetiche e dinamiche
La prima cosa da fare quando si revisiona un testo (concentrandosi in questo caso sulle descrizioni) è eliminare le frasi fatte: il vento soffiava impetuoso, il cuore batteva forte e lei era rossa in viso, gli uccellini cinguettavano in giardino, le nuvole erano scure di pioggia, la pioggia cadeva fitta, la nebbia aleggiava sulla campagna ed era bianca come uno spettro… Queste, e tante altre, sono frasi già scritte, già sentite, per cui non possono procurare al lettore (soprattutto a quello esperto) le emozioni necessarie a rendere la descrizione efficace. I prati punteggiati di fiori hanno dato molto alla letteratura, ma oggi è necessario cercare nuove modalità di espressione, a meno che, evidentemente, l’intento non sia quello di rivolgersi a lettori molto giovani o di costruire proprio una storia che utilizzi nei suoi parametri di composizione gli opportuni cliché anche descrittivi.
Qualche esempio
Nella revisione non si tratta di cancellare, ma di parafrasare, di riscrivere, di ritoccare al fine di ottenere un perfezionamento delle descrizioni. Qualche esempio:
Spostò la ciocca di capelli biondi e ribelli dalla fronte.
Nuvoloni nere coprirono il sole, e il vento scosse le chiome degli alberi.
Perfezionare e non cancellare
Non si tratta di sconvolgere il testo, si tratta di tenere fede al senso, ma di trovare una forma nuova, più intensa, più significativa, e soprattutto legata alla storia che stiamo raccontando: se la tempesta e il vento sono riflesso (a volte miccia) di quel che vive il personaggio, allora la descrizione sarà efficace, viceversa il lettore la acquisirà come dato di contorno e la dimenticherà. I particolari devono essere significativi, cioè devono avere un senso che non sia solo estetico (ma anche estetico). È sempre meglio evitare l’elencazione di dettagli, perché non è necessario precisare e specificare tutto, a meno di descrizioni che abbiano negli elenchi il loro preciso scopo, come per esempio sottolineare una mania, un’ossessione, una particolare professione, il tutto inerente al personaggio. Cerchiamo, nella revisione, di ritrovare nelle descrizioni il senso dell’insieme: le parole, le frasi, i temi, le circostanze dovrebbero accordarsi a un scopo comunque, avere un senso che li unisca. I vari elementi della descrizione (termini, colori, motivi, macro elementi, dettagli) dovrebbero ricapitolare in un comune scopo e per accertarsi che sia così bisogna porsi delle semplici domande: cosa voglio dire con questa descrizione? Cosa sto comunicando al lettore? Di cosa lo sto informando? Perché?
Se il tema è la rabbia del protagonista, questa potrebbe essere esaltata dalla descrizione, incentrandola, per esempio, sul colore rosso, su termini che ricordano una tempesta… e così via.
Partire dallo studio di descrizioni efficaci
Per capire come rendere al meglio una descrizione, una buona lettura creativa può essere d’aiuto. Proviamo a entrare nei grandi libri con l’intento di carpirne i segreti e in questo modo troveremo molte magnifiche descrizioni, la cui efficacia sta non solo nella bellezza estetica, ma anche, e soprattutto, nella forza del messaggio, nel senso e nel significato che si legano perfettamente alla storia. Ecco un esempio di descrizione ben calibrata. I dettagli sono intimamente legati alle percezioni del protagonista, per cui la descrizione della ragazza del treno diventa una percorso introspettivo e non una semplice elencazione di dettagli più o meno realistici:
Era così bella la sua voce, faceva struggere di malinconia. In tutti i suoi toni acuti pareva echeggiare attraverso la sera nevosa.
La ragazza si sporgeva ancora dal finestrino quando il treno partì dalla stazione, ma, poi, chiuse e premette le mani sulle gote rosse. […]
Qualcosa nelle sue maniere suggeriva la condizione di nubile. Shimamura, naturalmente, non aveva modo di accertare quali fossero i rapporti di lei con l’uomo che l’accompagnava. Parevano proprio una coppia di sposi. […] Ma Shimamura aveva istintivamente separato l’uomo dalla ragazza, e dall’aspetto e dalle maniere di lei decise che doveva essere nubile. E poiché l’aveva guardata così a lungo da uno strano punto di vista, le emozioni particolari che provava colorirono forse il suo giudizio. […] Fuori cadeva il buio. Le luci erano state accese nel treno, il finestrino si era trasformato in uno specchio. Dentro lo specchio l’occhio di lei era stranamente bello […].
Kawabata Yasunari, Il paese delle nevi.
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