La crisi del sistema delle recensioni nell’era dell’algoritmo

Recensioni e valutazioni amazon

La questione delle valutazioni e delle recensioni letterarie su piattaforme come Amazon (ma potremmo citarne molte altre, non ultimi i social media con le ormai onnipresenti “vetrine” allestite per promuovere i libri, in cui vale più l’immagine che si trasmette del libro che il suo contenuto) si inscrive in un contesto più ampio di distorsione dell’opinione critica e, in senso lato, di mistificazione del valore culturale e artistico delle opere. Non è un problema circoscritto alle sole piattaforme di vendita, ma emerge come riflesso di una tendenza diffusa nell’ecosistema digitale: la monetizzazione e mercificazione della reputazione. In questo sistema, ogni segno di gradimento diventa una merce di scambio, e la valutazione si trasforma in un’unità di valore priva di peso specifico.

COS’È LA “REPUTAZIONE” PER UNO SCRITTORE?

La reputazione è un concetto complesso e stratificato che riflette l’insieme delle percezioni, dei giudizi critici e del riconoscimento sociale e culturale attribuiti a un artista (non solo scrittori quindi) e alla sua opera nel tempo. Si costruisce su diversi livelli e dipende da molteplici fattori, che spaziano dalla qualità e originalità della produzione letteraria fino alla presenza pubblica dello scrittore e alla sua capacità di dialogare con il contesto culturale. Una volta, questa reputazione contava soprattutto sul riconoscimento critico, sull’eredità culturale e sulla memoria letteraria. Facciamo un esempio (a me particolarmente caro) e citiamo Alessandro Manzoni, la cui importanza trascende il contesto storico in cui ha operato, lasciando un’impronta profonda che ha influenzato la narrativa, la poesia, il linguaggio e il pensiero dell’Ottocento italiano e oltre. Certo, siamo ad altezze difficilmente raggiungibili oggi, ma il problema è che il concetto di reputazione autoriale oggi si lega quasi esclusivamente alla percezione pubblica e alla costruzione dell’immagine.

LA LOGICA DELL’ALGORITMO: FAVORIRE LA QUANTITÀ, OSCURARE LA QUALITÀ

La percezione del pubblico e l’immagine degli autori si costruiscono anche attraverso il meccanismo delle valutazioni (le famigerate stelline) e delle recensioni online, divenuto uno dei principali strumenti attraverso cui i lettori selezionano i propri acquisti e costruiscono il proprio immaginario letterario (qui parliamo di libri, ma potremmo estendere questo ragionamento a qualunque prodotto di intrattenimento, come video giochi, film, serie TV, eccetera…). Questa dinamica, apparentemente neutrale e democratica, si rivela insidiosa e artefatta. L’algoritmo delle piattaforme come Amazon, che privilegia la quantità e la frequenza delle recensioni, genera un meccanismo per cui l’abbondanza di pareri positivi diventa condizione necessaria per una visibilità adeguata, premiando non il valore intrinseco dell’opera, ma la sua capacità di generare consenso e accumulare riconoscimenti, spesso ottenuti attraverso pratiche discutibili come le cosiddette “recensioni amiche”.

LA RETE DI CONNIVENZE: TRA AMICIZIE E INTERESSI EDITORIALI

Recensione amica allude a un fenomeno tanto diffuso quanto complesso, che comprende non solo le recensioni lasciate da amici o conoscenti dell’autore, ma anche quelle ottenute grazie a una fitta rete di relazioni che coinvolgono editori, agenti letterari, influencer e circoli di lettura organizzati. Tale rete, anziché riflettere un giudizio critico autonomo, troppo spesso risponde a una logica di convenienza reciproca, laddove i recensori non sono motivati dal desiderio di contribuire alla diffusione di un’opera di qualità, ma dall’intento di consolidare legami sociali e favorire una promozione incrociata. Questo comporta un’evidente alterazione del valore attribuito all’opera, e le valutazioni generate in questo modo finiscono per rappresentare l’esito di una strategia di affermazione collettiva, a discapito degli stessi lettori.

IL MERCATO DELLE RECENSIONI: DALL’ACQUISTO DIRETTO ALL’INFLUENZA OCCULTA

A rendere ancor più torbida la situazione, interviene il fenomeno delle recensioni comprate, che vanifica ulteriormente la possibilità di un’autentica valutazione qualitativa. Esistono infatti meccanismi che permettono, dietro compenso, l’acquisto di valutazioni positive o la creazione di account fittizi con il solo scopo di incrementare le stelle assegnate ai propri prodotti. In tal senso, le recensioni si configurano come una “valuta virtuale”, e il numero di stelle diventa un indicatore puramente quantitativo privo di qualsivoglia legame con la reale qualità del testo. Questo degrado della funzione critica non è che un riflesso del più ampio fenomeno di manipolazione della reputazione digitale, dove anche la percezione del valore culturale e letterario è soggetta alle leggi della domanda e dell’offerta, chiamiamolo “consumismo”, perché di questo si tratta, anche se legato, da parte di tanti autori e autrici, al “bisogno esistenziale” di pubblicare quel che si scrive.

I DANNI COLLATERALI: L’OCCULTAMENTO DEL VALORE LETTERARIO

Il problema è anche che la presenza diffusa di recensioni falsate ha un effetto deleterio su quei libri di reale valore, soprattutto romanzi, che non possono contare su una rete di sostegno altrettanto estesa o su un investimento economico capace di garantirne la visibilità. Molti romanzi di qualità, privi del sostegno di recensioni amiche o di utenti fittizi, restano condannati a una marginalità ingiustificata, poiché l’algoritmo li esclude dai risultati di ricerca privilegiati o li relega a posizioni di scarsa visibilità, il che si traduce in una vera e propria cancellazione dal discorso pubblico, che ignora sistematicamente quelle opere che non riescono a ottenere il numero minimo di valutazioni richiesto per emergere. È un po’ quello che molti critici (non solo letterari) chiamano “l’illusione democratica”, ovvero anche se la valutazione attraverso le piattaforme digitali è percepita come una forma di democratizzazione del giudizio, in cui chiunque può esprimere la propria opinione, il sistema delle recensioni e delle stelle è dominato da logiche di potere e da interessi economici che non hanno nulla a che vedere con la “democrazia culturale”, ma piuttosto hanno a che fare con la commerciabilità e la capacità di generare consenso istantaneo.

VERSO UNA NUOVA RESPONSABILITÀ CRITICA

Bisognerebbe ripensare il sistema delle recensioni e restituire alla critica il suo ruolo originario di valutazione consapevole e responsabile. È necessario sviluppare strategie alternative che non si limitino a misurare il consenso quantitativo, ma che promuovano una lettura critica autonoma, capace di discernere il valore delle opere al di là delle logiche di mercato. Solo in questo modo sarà possibile ridare dignità a quei romanzi che, per qualità stilistica e profondità narrativa, meriterebbero di essere al centro del dibattito culturale e letterario, ma che oggi rischiano di essere inghiottiti dalle logiche opache dell’algoritmo e dei consensi artefatti.

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