Letteratura di consumo, qualità in discesa e il caso Wattpad

Letteratura di consumo

I libri, la lettura, non portano certezze, ma dubbi. Non felicità, ma conoscenza. Non spiegano il perché della vita, ma stimolano a porre domande e a essere consapevoli di sé. Non possono superare la difficoltà di trovare un senso al nostro essere, ma ci permettono di allontanare il rischio di perderci nel nulla e ci impongono di mettere al centro di tutto la vita. Di chiederci perché, appunto, siamo, oggi, qui.
Piero Dorfles 

Wikipedia ci spiega che «La letteratura di consumo è, in generale, quel tipo di produzione letteraria, narrativa o poetica, realizzata soprattutto in funzione del pubblico cui si rivolge. Almeno in teoria, dunque, si tratta di una letteratura disposta a sacrificare la qualità stilistica e contenutistica in favore delle esigenze di un pubblico vasto ed eterogeneo, in maniera tale da conseguire, più che il plauso della critica, il consenso dei lettori.» Ma i lettori sono davvero contenti se la qualità dei romanzi si attesta a livelli così bassi?

Le bolle social

Rispetto al passato, oggi gli autori e le autrici sono molti di più, soprattutto le autrici, e hanno maggiori possibilità di pubblicazione con piccole e medie case editrici. Sì, è proprio così, oggi è più facile pubblicare, anche perché il livello della selezione si è abbassato molto. La “produzione” di libri è aumentata e così è cresciuta anche la necessità di promuovere le proprie pubblicazioni e quasi tutti gli autori e le autrici lo fanno attraverso i social media, per lo più Instagram e TikTok, ma oggi ci sono anche altri canali, come il recente Threads. La speranza è accumulare molti follower che si trasformino in lettori, la realtà è che molti di questi profili autore diventano vetrine in cui “vivere” una dimensione artistica, ricalcando spesso quella di personaggi più famosi. Fama e vendite, insomma, ma i social sono “bolle”, lo sappiamo, non è la realtà, ma una proiezione algoritmica degli interessi dell’utenza e di chi “sponsorizza” gli ambienti virtuali dall’esterno, per varie ragioni. Ad ogni modo, la corsa al posizionamento è tale che, spesso, gli autori finiscono per passare più tempo a promuoversi sui media che a scrivere.

Wattpad

La canadese Wattpad è una piattaforma su cui si può scrivere a puntate e farsi leggere da persone che rilasciano recensioni che attirino – questo è il sogno di tanti utenti – case editrici importanti. È stata fondata nel 2006 da Allen Lau e Ivan Yuen, nel solito “garage” e con il solito sogno di cambiare il mondo della narrativa; insomma, il consueto storytelling dell’impresa di successo partita quasi per caso. Nel 2011 (e non senza finanziamenti vari) la piattaforma ha raggiunto il milione di utenti e, ad oggi, raccoglie sovvenzioni per più di 50 milioni di dollari, ma un lettore di esperienza che navighi piattaforme come queste si accorge subito che solo il 2% circa delle storie scritte dagli utenti ha un valore, il resto sono esperimenti, idee incompiute, fanfiction spazzatura, narrativa molto scadente. Perché?

Letteratura di consumo

Forse perché i romanzi di consumo sono scritti per conquistare il pubblico, prodotti (perfino ideati) per essere “venduti”, per ricevere commenti positivi, per attirare l’attenzione di un certo mercato editoriale. Forse perché molti degli autori e delle autrici che scrivono su queste piattaforme non sono scrittori, ma “apprendisti stregoni“. Forse perché gli scrittori bravi sono difficili da trovare in tutta questa “confusione” di testi prodotti e pubblicati nelle varie modalità oggi disponibili:

Come comportarsi in questo marasma? Ognuno fa le sue scelte dicevo. Per me la scelta migliore è quella di non tradire mai se stessi. Chi scrive dovrebbe farlo solo per il gusto di scrivere, di comunicare le proprie idee agli altri, attraverso qualsiasi mezzo letterario, cercando di migliorare nel tempo, ascoltando attentamente anche le critiche, senza cambiare mestiere. Ci sono persone molto brave a vendere. Lasciamo che siano loro a fare questo mestiere. Se uno scrittore scopre di essere un bravo venditore sarà involontariamente indotto a curare la ‘vendita del prodotto’ piuttosto che la ‘creazione del prodotto’ a discapito della qualità. Meglio un bravo scrittore che non vende libri o un cattivo scrittore che vende molti libri? Forse è l’ora di cambiare alcune regole del gioco per fare in modo che chi è bravo emerga dal marasma attuale. Ma come?

Letteratura spazzatura, articolo del 2022 reperibile qui

Letteratura indipendente

Intanto, quella che un tempo era definita con disprezzo “autopubblicazione” sta guadagnando terreno, e non soltanto in termini di produzione, ma anche di qualità. Se è vero che, da un lato, ci sono molti libri autopubblicati di scarso valore, è altrettanto vero che tanti autori indipendenti propongono belle storie, ottimi saggi e cura del “prodotto”; tra l’altro con maggiore libertà etica rispetto alle pubblicazioni editoriali che risentono da sempre dell’interessamento politico sotterraneo e delle idee dominanti. Da lettori bisognerebbe cercare questa qualità ovunque essa sia, considerare il talento, la bravura, lo stile, la cura, l’originalità… e sostenere la buona narrativa ovunque essa ci chiami a leggere. Da lettori dovremmo iniziare davvero a fare la differenza e uscire dalla giostra del consumismo, dando valore al tempo che impieghiamo a leggere, facendo valere i nostri diritti, tra cui il primo, quello che Pennac enunciava come «il diritto di non leggere affatto»; e ogni tanto dovremmo davvero tenerne conto, perché piuttosto che leggere letteratura spazzatura sarebbe forse meglio una bella passeggiata all’aria aperta e, invece di alimentare il consumismo wattpaddiano, dovremmo tornare a sfogliare i libri, quelli veri.

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