Ultimamente mi capita sempre più spesso di individuare delle frasi non originali nei manoscritti che mi arrivano in valutazione/correzione, oppure circostanze, dialoghi tratti da questo o quell’altro libro, serie televisiva eccetera. In realtà sarebbe necessario distinguere in modo opportuno tra “plagio” e “contraffazione”, ma rimando a un altro articolo la questione.
Nella scrittura – ma non solo – il plagio è l’atto di utilizzare il lavoro, le idee o i testi di qualcun altro senza un adeguato riconoscimento (attribuzione), facendo passare per proprio ciò che non lo è. Potremmo definirlo una sorta di “inganno artistico” ai danni dei lettori (oltre che ai danni degli autori a cui spetta la paternità dell’opera). Il plagio può assumere varie forme ed essere più o meno grave, sia a livello etico-morale che legale. Per esempio la copia di un testo parola per parola è piuttosto grave, ma è plagio anche quando chi scrive utilizza frasi parafrasate di altri autori. In termini genarali, l’utilizzo di idee altrui senza attribuzione può avere conseguenze penali. In un contesto legale, infatti, il plagio può portare a cause civili, in particolare se il materiale è protetto da copyright, con conseguenti denunce di violazione del diritto d’autore.
Il plagio è un atto che può essere commesso intenzionalmente, non intenzionalmente o inavvertitamente, e che consiste nell’utilizzare, in tutto o in parte, una produzione scritta o un’idea prodotta da altri senza attribuire o rendere chiara la fonte.
Martin Hutchison
Autrici e autori possono trarre ispirazione dai romanzi di altri, ma copiare frasi o elementi specifici senza autorizzazione o attribuzione corretta può sconfinare nel plagio o nella violazione del copyright. La legge sul diritto d’autore protegge l’espressione specifica delle idee (come frasi esatte, dialoghi o circostanze originali), non i temi generali o le idee in sé. Per esempio, se pure è possibile prendere in prestito il concetto generale di una storia d’amore, non si può copiare frasi distintive o dialoghi dei personaggi senza rischiare una violazione. Se il materiale preso in prestito è “unico” e “significativo” rispetto all’opera originale, l’utilizzo da parte di terzi non autorizzati potrebbe essere considerato una “somiglianza sostanziale” e portare a problemi legali.
Non è lecito riprodurre i testi altrui, nemmeno parafrasandoli, anche se è possibile rielaborare in modo orginale quello che si recepisce da altri, realizzando una specie di “imitazione creativa”. È possibile studiare lo stile di un altro autore, impadronirsi della sua tecnica, imparare a costruire un livello retorico similmente efficace, ma non si può semplicemente ripetere con parole diverse quello che qualcun altro ha scritto, limitandosi, per esempio, a utilizzare dei sinonimi. Il confine tra “imitazione creativa” e “plagio” non è sempre ben distinto, e tutti siamo debitori di qualcuno nella scrittura, ma spesso è l’intenzione che cambia, così come il rapporto tra chi scrive e gli autori che lo influenzano creativamente. Inoltre, è bene sapere che tradurre testi stranieri e riutilizzarne il contenuto nella propria lingua è illegale se non c’è una precisa autorizzazione da parte degli autori dell’opera originale; però se il romanzo – o un testo specifico – è di pubblico dominio (il che significa che il copyright è scaduto), è possibile utilizzarlo liberamente senza autorizzazione.
Chi scrive questo tipo di opere tende a parlare di “omaggio” ad altri autori di romanzi, serie TV, anime, manga, e via dicendo. Ma come stanno davvero le cose? Queste opere sono protette? La FF può sfociare nel plagio? Qui rimandiamo all’ottimo articolo dell’avvocato Silvia M. Moro, Diritto d’autore e Fanfiction, i cui consigli possono essere riassunti in:
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