Per molti scrivere è una passione, un magma creativo, un qualcosa di legato al solo talento, un’ispirazione più o meno costante. Per altri scrivere è solo tecnica, applicazione, allenamento costante.
Cercando un compromesso equilibrato, possiamo tranquillamente affermare che chi fa esperienza dello scrivere come qualcosa di più di una passeggera passione si sarà reso conto che per scrivere servono: passione, ispirazione, creatività, ma anche allenamento, tecnica, applicazione, competenze, conoscenze specifiche.
Il processo creativo
Il processo creativo per uno scrittore avviene quasi sempre secondo uno standard che può essere o meno consapevole e che possiamo semplificare riassumendolo in tre fasi:
prewriting = progetto
writing = redazione
rewriting = revisione
In The essential Don Murray, lessons from America’s greatest writing teacher, un libro specialistico, che raccoglie i saggi di Murray sull’insegnamento della scrittura, si parla proprio di questo processo. Ben inteso, uno scrittore può anche fare a meno di informarsi in merito, ma conoscerlo potrebbe aiutare, specie in quei casi in cui lo scrivere lo si intenda come una vera professione.
I processi di scrittura e revisione sono piuttosto noti, benché i professionisti della revisione, ovvero gli editor e i correttori bozze siano alquanto ignoti specie a esordienti e aspiranti scrittori, almeno fino a quando questi non entrano più in profondità nel mestiere dello scrittore.
Il prewriting
È la fase iniziale del processo di scrittura, ossia il complesso delle attività di progettazione del testo ed è meno considerata dal punto di vista tecnico, ma in realtà è fondamentale e non si tratta solo della classica scaletta, ma si costituisce di fasi molto più intense, creative e complesse di quanto si immagini, in un certo senso è un processo molto emotivo per chi ama scrivere, il prewrinting infatti isola l’autore dal contesto, lo spinge a pensare, programmare, immaginare, visualizzare le scene che scriverà vivendole prima nella propria mente, su fogli di appunti, su moleskine etc etc.
Il processo di prescrittura raramente è lineare, è un andare avanti e indietro, è un parlare con il testo, un cercare le parole, un “vedere” la storia, un incontrare i personaggi prima di scrivere le loro vicende o anche dopo, perché il prewriting può intervenire anche in momenti successivi, per i diversi capitoli, per esempio o in qualunque momento dello sviluppo della trama e delle sotto trame.
La raccolta delle informazioni
Murray propone il termine: rehearsing: recitare, fare le prove, misurarsi il testo, diventarne parte integrante. Nella fase di prescrittura l’autore raccoglie informazioni, le connette in strutture sempre più complesse, inizia a delineare i contorni della trama, acquisisce l’idea dei personaggi principali, il senso della storia si fa via via meno sfumato, inizia a scrivere per dare forma sempre più definita al racconto, nel caso rilegge quanto raccolto e già scritto. C’è chi ascolta musica in questa fase o legge molto, oppure si confronta con qualcuno, con un vero e proprio brainstorming. Ci sono autori che scrivono mentalmente i dialoghi più importanti, oppure lavorano partendo dal titolo che hanno già in mente o anche quelli che hanno inizio e finale e si occupano dello sviluppo che c’è tra i due.
Il prewriting è importante, ci sono tecniche complesse che portano a un’acquisizione delle competenze utili a questa fase, come a esempio il clustering una delle tecniche più efficaci di progettazione del testo che parte dalla convinzione che la creatività possa essere stimolata e potenziata con l’esercizio. Procede in modo simile a quello utilizzato nel brainstorming, ma produce ottimi risultati anche nella pratica individuale, fuori dal lavoro di gruppo. Dopo una fase di rilassamento e pulizia mentale, e definito un tema, si registrano su un foglio tutte le parole chiave che emergono per libera associazione. Esse vengono poi collegate al tema centrale come in un grappolo. Solo al termine di questa fase (emotiva, non razionale), i concetti vengono ordinati secondo la loro importanza e i loro nessi logici. Il principale vantaggio del clustering rispetto alla tradizionale scaletta è una maggiore potenza creativa. Tecniche come questa sono utili e spesso si impara a padroneggiarle nei corsi di scrittura creativa, in ogni caso certamente la consapevolezza dell’esistenza di una fase di prewrinting e della sua importanza è già un utilissimo primo passo. Il consiglio è quello di non sottovalutare questa fase, soprattutto quando la storia che vorremmo scrivere sembra “incastrata” nella penna, dedicare tempo al prewriting può aiutare a sbloccare al situazione e a rendere più professionale il processo creativo, che tale rimane.
Grazie per gli spunti interessanti. Non credevo vi fosse una fase simile codificata nel processo creativo. 🙂
Le “fasi” di pianificazione sono molto delicate. La creatività la fa da padrona; nonostante questo c’è una codifica e, quindi, un importante aiuto della tecnica. 🙂