L’editor è una figura professionale non molto nota in Italia o, comunque, nota da meno tempo di quanto non lo sia nei processi editoriali più standardizzati come quello americano. In senso generale, in campo editoriale con editing si intende il processo di valutazione, revisione, correzione e rafforzamento del testo in vista di una pubblicazione.
I PRINCIPI DI FONDO
L’editor è il professionista deputato all’organizzazione e alla messa in opera del lavoro di potenziamento del testo ai fini editoriali o di autopubblicazione. In caso di contratto con un editore, è anche quella figura che si pone come filtro e comunicazione fra autore ed editore, pur non andando a sostituire l’agente letterario che è tutt’altra cosa. In poche parole l’editor ha un ruolo strategico nella lavorazione di un testo, lavorazione che non è legata solo al testo vero e proprio, ma anche al supporto diretto all’autore: tagli, proposte di integrazione, suggerimenti di modifica, commenti editoriali, studio della struttura di un romanzo, potenziamento del livello retorico e linguistico, riorganizzazione dell’impostazione generale sono tutte dinamiche e tipi di intervento che riguardano il lavoro di un editor professionista, che deve quindi essere in grado di gestire con padronanza tutti questi aspetti. L’editor non si occupa, dunque, di correggere la grammatica o i refusi, perché fa molto, molto di più e le competenze che gli sono richieste vanno molto oltre questo, pur non prescindendo dalla perfetta conoscenza della grammatica e della lingua italiana (come base, ma approfondire anche lingue straniere aiuta nell’editing, in quanto permette di comprendere alcune dinamiche di traduzione da testi stranieri che sempre più autori azzardano in modo audacemente frequente).
I PRESUPPOSTI FONDAMENTALI DEL LAVORO DI EDITOR
Ai fini di un buon affiancamento, e di un lavoro equilibrato, l’editor non deve mai sostituirsi all’autore, rischiando così di riscrivere il libro, deve invece entrare nella sua testa, in un certo senso cercare di comprendere le sue dinamiche creative, una “negoziazione di pensiero” che deve aiutarlo a trovare le giuste strategie volte a massimizzare i pregi dell’Opera. Questo vuol dire anche, ed è un principio fondamentale, che il lavoro dell’editor non è quello di correggere, ovvero di trovare errori e quel che non funziona in un ottica di semplice revisione, ma quello di esaltare anche quel che funziona, le idee originali, per esempio, le pennellate stilistiche, l’efficacia della trama, lo spessore dei personaggi e via dicendo. Se ci si limita a cercare gli errori non si farà un buon lavoro, perché l’autore ha bisogno di puntellare la revisione su quel che funziona e imparare a sfruttare ed esaltare i propri punti forti.
EDITING E PSICOLOGIA DELLA SCRITTURA
Normalmente, la prima cosa che un editor deve fare è valutare la sana organizzazione del testo, che è in equilibrio se le parti che lo costituiscono sono ben bilanciate: introduzione troppo lunga, finale compresso, svolgimento sovrabbondante, per esempio, sono aspetti di macrostruttura utili a comprendere se una storia è ben bilanciata. Ma le sfaccettature di questa operatività sono davvero infinite perché le variabili sono diverse: rapporto con l’autore, tipo di testo, modalità di lavoro in base ai primi due. Per questo l’editor è una sorta di psicologo della scrittura, che deve interpretare il testo, comprendere le ragioni dell’autore e mettere tutto insieme senza stravolgere l’Opera che gli è stata affidata. Un editor che riesca a migliorare un testo perché lo riscrive di suo pugno non è un buon editor. L’autore è e resta, infatti, l’artefice della storia.
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