Il mercato del libro italiano torna ufficialmente a crescere dopo quattro anni di crisi profonda. I dati riguardano le vendite complessive, i canali trade, il numero di lettori, i titoli pubblicati, gli e-book e le loro “manifestazioni”.
Il dato emerge dal Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2016, pubblicato sul sito dell’AIE, l’Associazione Italiana Editori.
Nuovi generi letterari e case editrici
Il target in crescita maggiore, manco a dirlo ovviamente, sono i giovani con romanzi dedicati ai nuovi generi che spopolano tra gli adolescenti, ormai sempre meno adatti agli adolescenti, ma parecchio ammiccanti.
E le case editrici?
Sono 4.608 le case editrici che hanno pubblicato almeno un titolo nel corso dell’anno (+0,1% rispetto al 2014). In leggera crescita quelle che pubblicano tra 10 e 60 titoli l’anno (1.005). Quanti libri? Una bella cifra: 65mila i nuovi titoli su carta nel 2016, cui si aggiungono 63mila ebook: aumentano le tirature, anche “digitali”. Il digitale oggi rappresenta l’11% del mercato e vale circa 279 milioni di euro. Le donne leggono più degli uomini e quelli che leggono di meno sono manager e direttori di azienda (forse perché hanno meno tempo?).
Si legge meno?

Quali sono le tirature medie di una piccola casa editrice?

Dunque i grandi best sellers concentrano l’80% delle vendite, mentre gli altri si dividono la fetta di mercato rimanente. Come fanno allora queste piccole case editrici a sopravvivere? Perché molte pubblicano in co-produzione con gli autori; altre vivono sui libri distribuiti dagli scrittori; spesso un titolo vende perché l’autore è bravo nel personal branding più che nello scrivere (per questo oggi il mercato è invaso da una quantità preoccupante di pessimi libri, in vetta alle classifiche di vendita).
Alla fin fine la differenza potrebbero farla proprio gli autori, cercando di auto-valutare il proprio lavoro, prima di proporlo a una casa editrice. Non tutto ciò che viene scritto deve per forza essere pubblicato; di contro, più è alto il livello di professionalità dello scrittore e di chi si prende cura del manoscritto e più si è certi di poter contare su qualcuno che non usa i libri solo per guadagnare, ma per fare cultura (nel senso più ampio applicabile alla parola), per scrivere davvero e non solo riempire pagine bianche, il che, in fin dei conti, non guasta.