Un romanzo non può attenere a qualunque argomento, non può raccontare tutto, non può inserirsi indifferentemente in tutti i generi narrativi: esiste un preciso principio della limitazione creativa che permette di tenere sotto controllo il flusso creativo e gestirlo in modo da costruire un «mondo piccolo e conoscibile».
Esiste un rapporto, poco considerato – e poco desiderato – fra la libertà creativa, che istigherebbe per principio a riversare in quello che scriviamo tutto ciò che ci passa per la testa, e la costruzione della struttura di un romanzo. Il desiderare l’infinito arbitrio creativo fa parte dell’essere artisti, nel caso di un romanzo, però, dobbiamo abituarci a guardare ai limiti creativi in termini differenti, perché questi non sono circoscrizioni vincolanti, bensì fonti di ancoraggio alla storia, perni strutturali e anche essi stessi varchi di ispirazione.
Se pensiamo ai grandi romanzi (o ai grandi film) noteremo subito che il mondo diegetico (cioè della narrazione) in cui le vicende si svolgono ha dei limiti, dei confini all’interno dei quali è possibile osservare tutto il dipanarsi della storia. A volte questi confini sono così piccoli che la storia può riguardare la psiche di un solo personaggio. Pensiamo a Kafka a quante volte il grande autore praghese ci ha mostrato come possa essere incredibilmente vitale, soprattutto dal punto di vista creativo e artistico, una narrazione rinchiusa, per così dire, in spazi angusti, piccoli, circoscritti sia in termini di spazio che di tempo.
Il principio della limitazione creativa suggerisce allo scrittore di strutturare un “mondo” sufficientemente piccolo per poterlo conoscere in ogni minuto aspetto e con la profondità giusta per poterlo gestire al meglio. La conoscenza totale di questo mondo diventa fonte di tranquillità e ispirazione, soprattutto se piccolo non va a coincidere con banale. La banalità “uccide la pagina”, il controllo no. Il mondo del romanzo, con tutte le sue implicazioni spazio temporali (e anche di genere narrativo), dovrebbe essere un frammento di universo in cui dare vita a una precisa storia: avrà le sue regole, i suoi personaggi, le sue contraddizioni, le sue coerenze, le sue regole.
Un mondo troppo vasto, sia temporalmente che spazialmente, implica un impegno maggiore, ma anche una diluizione dell’attenzione sul singolo personaggio (o su gruppi piccoli di personaggi). A quel punto è bene considerare un altro approccio alla scrittura che è quella degli ecosistemi narrativi.