La questione della marcatura più adatta per le battute di dialogo è meno banale di quanto non possa sembrare e spesso mette in difficoltà gli autori. I segni che un autore può usare, per isolare e individuare i dialoghi, sono diversi e non sono interscambiabili, o meglio non dovrebbero esserlo all’interno dello stesso testo. La prima cosa da fare, quindi, è assicurarsi che vi sia uniformità di scelta, per cui se abbiamo scelto «…» per racchiudere le parole dei personaggi, dobbiamo replicare tale preferenza per tutto il romanzo/racconto/testo. Normalmente per i dialoghi si usano:
• il trattino medio (–)
• le virgolette caporali («…»)
• le virgolette alte (“…”)
Purtroppo non esiste una regola precisa, le norme di gestione della punteggiatura e dei segni per i dialoghi dipendono in gran parte dalle decisioni delle case editrici, che possono adottare un sistema piuttosto che un altro anche semplicemente in base a esigenze tipografiche. Ciononostante, è bene individuare un nostro sistema e applicarlo in modo uniforme e preciso, in modo da avere comunque un manoscritto ordinato, presentabile e, in ogni caso, poter procedere a un’impaginazione anche per eventuale pubblicazione autonoma.
Le battute di dialogo sono delle citazioni, i dialoghi quindi sono citazionali, nel senso che l’autore riporta quanto i personaggi dicono ad altri, a se stessi, al lettore. Sì, perché il dialogo non è solo lo scambio di battute che coinvolge i personaggi, esso riguarda ogni frase riportata (in modo diretto o indiretto). Quando un racconto è narrato in prima persona (io narrante) è come se il narratore si rivolgesse ai lettori. Per questo quando scegliamo un tipo di marcatura per individuare le battute di discorso diretto dovremmo anche sceglierne un’altra per i pensieri o, anche, per il monologo, qualora sia necessario isolarlo dal contesto narrato. Oggi va molto di moda anche la narrazione in seconda persona al tempo presente, grazie alla quale i lettori hanno la sensazione di entrare nel dialogo fra una sorta di “coscienza” e il personaggio. In questo caso non usiamo segni particolari, come per l’io narrante. Il filone della narrazione in seconda persona al presente è stato reso celebre al grande pubblico da Jay McInerney con Le mille luci di New York:
Non sai bene dove stai andando. Ti sembra di non avere la forza di arrivare a casa a piedi. Acceleri. Se ti farai cogliere dalla luce del sole per strada, subirai qualche orribile trasformazione chimica.
La punteggiatura andrebbe sempre all’esterno della battuta di dialogo, a meno che non sia parte integrante della stessa: «Stai bene?» ma «Non so davvero che cosa le sia preso». Ma anche questa regola di massima è soggetta alle decisioni editoriali a alle differenti norme in vigore presso le varie case editrici o nel mondo tipografico più in generale. Vediamo qualche schema di utilizzo fra i più comuni.
Battuta semplice
«Ciao, sono felice di vederti».
«Buongiorno mia cara, spero non si sia verificata la pessima evenienza di cui abbiamo discusso ieri…»
«Stai bene?»
Battuta semplice ma retta esternamente
«Ciao», disse Luca.
«E lo chiede a me, mister Jones?», ribatté la segretaria.
Lo guardò e disse: «Vedi di farla finita!»
Battuta composta
«Che ti devo dire», commentò perplesso, «a me questa faccenda non piace per niente».
Dialogo nel dialogo (ovvero quando citiamo qualcosa all’interno della battuta del personaggio) con virgolette alte
«Sai cosa mi ha detto? “Fatti una storia e levati dai piedi!” ecco cosa mi ha detto».
Pensieri dei personaggi con virgolette alte
In windows il trattino medio si ottiene con “alt+0150”, mentre in open office basta digitare “trattino breve + trattino breve e spazio”; oppure procedere con i caratteri speciali.
Battuta semplice
– Ciao, sono felice di vederti
– Buongiorno mia cara, spero non si sia verificata la pessima evenienza di cui abbiamo discusso ieri…
Battuta semplice retta esternamente
– Ciao, – disse Luca.
– E lo chiede a me, mister Jones? – ribatté la segretaria.
Lo guardò e disse: – Vedi di farla finita!
Battuta composta
– Che ti devo dire, – commentò perplesso, – a me questa faccenda non piace per niente.
Dialogo nel dialogo con caporali
– Sai cosa mi ha detto? «Fatti una storia e levati dai piedi!» ecco cosa mi ha detto.
Pensieri dei personaggi con virgolette alte
Battuta semplice
“Ciao, sono felice di vederti.”
” Buongiorno mia cara, spero non si sia verificata la pessima evenienza di cui abbiamo discusso ieri…”
Battuta semplice retta esternamente
“Ciao,” disse Luca.
“E lo chiede a me, mister Jones?” ribatté la segretaria.
Lo guardò e disse: “Vedi di farla finita!”
Battuta composta
“Che ti devo dire,” commentò perplesso, “a me questa faccenda non piace per niente.”
“Forse hai ragione,” concesse Devos, “io non sono tipo da fare quello che gli altri mi dicono di fare.”
Dialogo nel dialogo con l’apice)
“Sai cosa mi ha detto? ‘Fatti una storia e levati dai piedi!’ ecco cosa mi ha detto”.
Pensieri dei personaggi corsivo o apice
Come ci si regola per il maiuscolo o minuscolo dei verbi come che reggono la battuta di dialogo? Normalmente si scrivono in minuscolo, a prescindere dalla punteggiatura interna alla battuta di dialogo:
Però quando non abbiamo un verbo reggente del tipo /dire, mormorare, esclamare, confessare, chiedere…), bensì un’azione, allora normalmente la prima va in maiuscolo:
A volte la scelta dei segni di marcatura per i dialoghi è condizionata dal fatto che non abbiamo il “tasto corrispondente” sulla tastiera, ma questo può essere impostato. Ecco delle rapide guide che puoi consultare per personalizzare tasti di scelta rapida sia con word che con open office:
vai a personalizzare tasti di scelta rapida con word
vai a personalizzare tasti di scelta rapida con open office
Vorrei un chiarimento – una conferma anzi – sull’uso delle virgolette in caso di dialogo nel dialogo (ignoriamo trattini e apici).
Se uno dei due interlocutori è il protagonista le sue frasi saranno comprese da virgolette caporali e anche quelle del suo interlocutore.
Ma nel caso particolare in cui il protagonista (o l’interlocutore) riferisce di una conversazione da lui avuta con una terza persona (chiamiamola “tizio”), le frasi di quest’ultima dovranno avere le virgolette alte
DOMANDA
Nel caso il paragrafo inizi con una frase della terza persona, tale paragrafo dovrà iniziare con entrambe le virgolette «“Bla bla bla”» ?
DOMANDA + IMPORTANTE
In genere quando una pagina comprende diversi paragrafi ognuno col suo rientro, si mettono le caporali in apertura di paragrafo ma non in chiusura se il paragrafo che segue ha le stesse caratteristiche del precedente (persona, luogo, ecc.).
Ebbene, in tal caso, se un paragrafo che finisce con una frase nella frase (dialogo nel dialogo) non è necessario concludere con le caporali. Giusto?
«Francesco esclamò: “Che bella giornata!”
«Il tizio confermò: “Sì, veramente bella”, ma ora andiamo» disse Francesco.
«….. altro paragrafo
ULTIMA DOMANDA
La regola seguita in una pagina come quella suddetta, ossia composta da più paragrafi con le caporali solo in apertura di ciascun paragrafo, la presenza di dialogo nel dialogo e quindi di virgolette alte, comporta qualche cambiamento alla regola? Ad esempio, ci si potrebbe trovare a terminare un paragrafo con le virgolette alte se detto paragrafo termina con la frase riferita di un terza persona non presente. Ma ecco che ci troveremmo con un paragrafo iniziante con le caporali e che finisce con le alte. Tutto OK?
Grazie ~ gg
Buongiorno Giancarlo,
la regola è il “distinguere” discorso diretto e discorso riportato all’interno del discorso diretto, non il come farlo, infatti i normari dei diversi editori fissano regole diverse e stili tipografici diversi, l’importante è che il modo scelto venga poi rispettato in tutto il testo.
Nel caso la battuta inizi con il discorso riportato allora servono le virgolette interne certo.
I caporali andrebbero sempre chiusi e questo dovrebbe rispondere a tutte e due le domande.
Cari saluti!