Nella maggior parte dei Paesi, la quota di mercato degli ebook è pari all’1% del totale, rispetto a circa il 20% negli Stati Uniti e l’8% nel Regno Unito. Tradurre un libro in inglese significa moltiplicare le possibilità di successo e di guadagno, lavorando ovviamente perché quelle percentuali abbiano un senso: «Il punto è cominciare a pensare al tuo progetto di scrittura in modo più articolato. Pensare ad un reddito a lungo termine e smettere di essere ossessionato dalle piccole vendite. Come sostiene Joanna Penn, guru americana del self-publishing: Short-term-ism is the death of the artist.» (You Can Print) Secondo l’International Publishers Association, invece, gli Stati Uniti costituiscono il 30% del mercato dell’editoria mondiale. Seguono Cina, Germania, Giappone e Regno Unito, che insieme ne costituiscono un altro 30%. L’Italia si attesta solo al 3% insieme alla Spagna e, oltretutto, il mercato da noi è inquinato da enormi interessi politici e ideologici.
In pratica, gli Stati Uniti da soli riescono ad eguagliare i risultati di ben 4 paesi. E se prendiamo in considerazione i tassi di adozione di libri digitali, il divario cresce ulteriormente: nel 2014 l’ebook ha rappresentato il 22% del mercato USA. Il 65% delle vendite avviene tramite Amazon.com, una percentuale che sale al 74% se si prendono in considerazione le vendite di ebook senza ISBN. A fare meglio, tra gli store non USA del network di Amazon, è solo Amazon.co.uk, che rappresenta ad oggi il secondo più grande rivenditore di ebook in lingua inglese in tutto il mondo. Come sostiene Jane Friedman, sembrerebbe che l’unico modo per gli autori indipendenti di crescere è concentrandosi sui mercati internazionali.
In generale, vendere un libro all’estero è un lavoro che coinvolge più figure professionali: gli agenti letterari in primo luogo, gli editor se la casa editrice detiene i diritti di traduzione del libro, gli scout, che fanno da tramite tra libri italiani ed editori stranieri. Il mercato editoriale italiano è ridotto, perché la lingua italiana è parlata da pochi mentre l’inglese è molto più diffuso. Ovviamente per poter proporre (o vendere in modo diretto) un libro all’Estero bisogna tradurlo: «Tradurre un libro non è banale, si tratta di un processo di trans-creazione, il testo deve essere compreso a fondo dal traduttore, il suo contenuto deve essere trasferito nella lingua di destinazione, pur mantenendo, oltre al contenuto, lo stile e la voce dell’autore originale.» (BookaBook)
Quali possono essere le proposte per far sbarcare un libro all’estero, soprattutto per gli autori auto-pubblicati e che quindi detengono tutti i diritti sulla loro Opera?
La traduzione in crowdsourcing, tramite piattaforme come BabelCube e FibeRead, che vi consentono di proporre il manoscritto a più traduttori, attendere le loro offerte e quindi riuscire a spuntare il miglior prezzo possibile. I servizi comprendono anche la vendita e la commercializzazione del libro in cambio di una percentuale sui ricavi.
La vendita dei diritti di traduzione tramite un intermediario, come IPRLicence o PubMatch, che vi metterà in contatto con editori internazionali potenzialmente interessati ad acquisire il vostro materiale o parte di esso.
Infine, potreste pensare di sottoporre il libro ad AmazonCrossing, una divisione di Amazon Publishing, dedicata appunto agli autori autopubblicati che vogliono farsi conoscere anche all’estero. Alcuni dei loro autori sono già arrivati in Italia, chissà che voi non sarete i prossimi a sbarcare oltreoceano. (Sonia Lombardo per Storia Continua)