La punteggiatura: il segno dello scrittore

punteggiatura

«Uno scrittore che trascuri la punteggiatura, o punteggi male, si espone a essere frainteso: cosa che, stando alle idee correnti, è la somma di tutti i mali provocati dalla negligenza e dall’ignoranza. Sembra che tutti ignorino che, anche quando il senso è perfettamente chiaro, una frase può perdere metà della sua forza, del suo spirito, del suo carattere per colpa di una punteggiatura sbagliata.»
Queste considerazioni sono di Edgar Allan Poe e sono quanto mai utili per entrare subito – e in modo deciso – nell’argomento punteggiatura: uno scrittore non può non saper usare punti, virgole, punti e virgola e via dicendo; ciononostante, dato che nel mestiere di scrivere non si smette mai di imparare, basta studiare, verificare, accertarsi, valutare con calma l’uso del punteggiato per risolvere eventuali dubbi, incertezze d’uso, perplessità.

REGOLE E SCELTE DI STILE

È bene tener presente anche un altro aspetto della punteggiatura, forse il più arduo da gestire, ovvero l’imprevedibilità del suo significato più stilistico e artistico. Al di là delle regole fisse (non si interpone per esempio la virgola fra soggetto e verbo; uso delle virgole con le relative restrittive e non restrittive etc.) esistono anche condizioni per cui il posizionare una virgola, l’usare un punto – e di contro il non usarlo – sono scelte ascrivibili allo stile; a quel che lo scrittore vuole comunicare. Però sono delle scelte, non degli errori e qui, per l’appunto, sta la differenza. Attenzione però, non si tratta di inventarsi qualunque cosa, non tutto è perdonabile solo perché è stile, perché ci sono degli usi che risulterebbero inaccettabili, non solo per correttezza grammaticale, ma anche per comprensione. Se si vuole che qualcuno legga quel che scriviamo è importante anche fare in modo che il testo risulti comprensibile.

LA NECESSITÀ DI SPERIMENTARE

«Non esistono studi sistematici su questo tema», continua Poe, «e non esiste un tema su cui uno studio sistematico sia più necessario». Il ben noto scrittore americano insiste su una sorta di «filosofia del punto» (che poi è anche il titolo del trattato che avrebbe voluto scrivere sulla questione e che però non scrisse mai). Detta in parole semplici, esistono innumerevoli libri sull’uso corretto della punteggiatura, e il leggerli farebbe di certo onore a chi vuole scrivere narrativa, ma qui non si tratta solo di questo: si tratta di scelte importanti, di significato, di atmosfera, di senso profondo, di una sorta di filosofia del punto, per dirla alla Poe. Facciamo degli esempi che rimarchino non errori, bensì le differenze stilistiche:

(1) L’astronave atterrò, il pianeta era spoglio, desolato e sinistro.
(2) L’astronave atterrò. Il pianeta era spoglio, desolato e sinistro.
(3) L’astronave atterrò. Il pianeta era spoglio desolato sinistro.
(4) L’astronave atterrò, il pianeta era spoglio, desolato. Sinistro.

IL SENSO DELLE SCELTE

Non ci sono errori in queste frasi – se non la licenza dell’assenza di virgole della (3) -, l’attenzione richiesta non va verso la correttezza, ma verso lo stile, la comunicazione, l’effetto, l’atmosfera, l’evocazione di impressioni, sensazioni, emozioni. Nella (4) per esempio, la parola sinistro è isolata grazie ai due punti che la confinano, l’effetto è quello di farla echeggiare, dandole forza. Nella (3), invece, l’assenza voluta di virgole nell’elenco dà l’idea di pensieri che scivolano veloci, che non trovano ostacoli. La (1) è quella più, diremmo, classica; la (2) elabora la (1) con una piccola variazione, isolando il primo sintagma.

LA PUNTEGGIATURA COME FORZA ESPRESSIVA

Dunque, la forza espressiva della punteggiatura è un’arma indispensabile per lo scrittore, ma è necessario misurarsi con una sperimentazione costante, con scrittura e riscrittura nel tentativo di trovare la formulazione più adatta non in senso generale all’uso del punto o della virgola, ma a quello che vogliamo dire e al modo in cui vogliamo che risuoni nella mente, nel cuore e nei sensi del lettore. Per dirla come il grande Luca Serianni, quando si tratta di punteggiatura in gioco c’è «l’intrinseca qualità di un libro», e questo è un fatto, perché se da un lato punteggiare con attenzione indica la qualità di un testo, dall’altro una punteggiatura sciatta e anarchica è prova dell’esatto contrario.

Leave a comment

All fields marked with an asterisk (*) are required