La scelta dei tempi verbali in un testo narrativo è una decisione cruciale, doverosa (a volte anche annosa). Parliamo di stile, di correttezza grammaticale, ma anche di effetto emotivo, perché la scelta del verbo “narrativo” influenza profondamente la fluidità della forma e l’esperienza che il lettore farà della storia, letteralmente il suo rapporto con il “racconto”. Inoltre, la gestione accurata dei tempi verbali consente di creare un ritmo armonioso, di trasmettere con precisione la sequenza degli eventi e di stabilire un legame emotivo con i personaggi. Per quanto possa sembrare strano che un elemento “grammaticale” possa avere tutta questa importanza in termini di narrazione è proprio così che funziona:
Il presente è un tempo verbale ritmato e immediato (immediatezza e concomitanza). Usandolo, l’autore stabilisce una connessione immediata tra il lettore e l’azione che si svolge ed è particolarmente efficace per creare suspense e coinvolgere nel momento presente della narrazione, trasmettendo una sorta di senso di simultaneità tra la lettura dell’evento e la sua effettiva realizzazione in termini narrativi: quel che leggo accade mentre lo leggo. Questo senso di presa diretta è coinvolgente, ma può anche rendere la narrazione frenetica e stancare il lettore. Per questo, possiamo dire che ci sono generi più adatti, come la fantascienza o il cyberpunk o, perché no, il procedurale investigativo, e generi meno adatti, come il romanzo storico, che di per sé richiama il passato. Inoltre, si possono introdurre sequenze al presenze anche isolandole dal resto del testo, come monologhi interiori o visioni particolari, quasi un’apertura di scenari basati su una speciale simultaneità che può efficacemente fare da ponte tra lettore e scrittore. Ogni sperimentazione è sempre possibile, ma con la dovuta attenzione alla regola grammaticale di riferimento.
Il passato è il tempo più comune nei testi narrativi, poiché permette di raccontare in modo naturale eventi già avvenuti, dando il senso della narrazione più classica, quella del testimone che riporta un fatto accaduto. Questo offre al narratore la possibilità di riflettere e dare contesto alla storia, così come al lettore di viverla come un qualcosa di concluso e ripetuto, quindi tramandato, in un certo senso. Ad esempio: “Marco aveva sempre sognato di viaggiare, e quel giorno decise di partire” consente al lettore di conoscere il desiderio di Marco come se fosse un antefatto alla sua decisione di intraprendere effettivamente il suo viaggio. Anche in un testo tutto al presente, dunque con simultaneità lettura-azione, l’uso del passato può essere prezioso per stabilire il retroscena dei personaggi e della trama. Il rischio con il passato è la digressione introspettiva, è importante mantenere un equilibrio quando si scava nel pregresso esistenziale dei personaggi, evitando di appesantire il testo con troppe descrizioni retrospettive.
Sebbene meno comune, l’uso del futuro può conferire al testo una prospettiva unica. Può essere utilizzato per anticipare eventi o per creare suspense riguardo al destino dei personaggi. Ad esempio, “Domani, tutto cambierà per Andrea” crea un senso di attesa e mistero. L’uso del futuro richiede attenzione, poiché può rendere la narrazione astratta, va utilizzato per sottolineare momenti chiave, ma un eccesso potrebbe compromettere la coerenza della storia.
La combinazione di tempi verbali può essere un’opzione potente per creare dinamicità nel testo narrativo. L’integrazione di flashforward (anticipazioni di eventi futuri) o flashback (ritorni al passato) può arricchire la trama e offrire una visione più completa dei personaggi. Tuttavia, è fondamentale mantenere chiarezza nella transizione tra i tempi verbali, così come la coerenza narrativa, cercando di non saltare da un tempo verbale all’altro senza logica o senza regola. Non si tratta solo di scegliere un tempo verbale e utilizzarlo dall’inizio alla fine del testo, ma di tenere conto del fatto che l’italiano, come molte altre lingue, utilizza diversi tempi verbali per esprimere azioni in momenti diversi, in un concetto di prima e dopo che è fondamentale per entrare in modo corretto nel susseguirsi narrativo delle circostanze, e per giocare con attese, introspezione, simultaneità, e via dicendo, per questo una gestione disordinata confonde il lettore e compromettere l’efficacia della storia.
La gestione dei tempi verbali richiede sensibilità e consapevolezza, una scelta accurata può elevare il testo narrativo, creando una connessione emotiva e mantenendo l’interesse del lettore; una scelta sbagliata può compromettere l’efficacia della narrazione e non amplificare nel modo giusto le intenzioni dell’autore. Comunque, al di là delle regole grammaticali – che vanno sempre salvaguardate – sperimentare con i tempi verbali può portare a scoperte sorprendenti, consentendo agli scrittori di giocare con il “tempo narrativo” e di trasportare i lettori in un viaggio indimenticabile attraverso le pagine della storia.
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