Tutti abbiamo un bagaglio di storie – o modelli narrativi – che fanno parte del nostro vissuto e della nostra esperienza personale: quel che raccontiamo parte da noi, dal nostro modo di vivere le storie e dalla relazione emotiva che abbiamo con quel che scriviamo. Perché, se riguarda noi, abbiamo il bisogno di raccontare ad altri o di scrivere perché altri leggano? Perché il condividere ci consente di costruire delle relazioni e di avvalorare quel che raccontiamo. Oggi il termine “condivisione” viene spesso associato ai social, ma «il gesto della condivisione è connaturato nell’essere umano sin dall’alba dei linguaggi e forse anche prima» (Leonardo Vannucci 2014, La psicologia del condividere sui social).
Quando condividiamo una storia (scrivendola perché altri la leggano, per esempio) non stiamo soltanto condividendo un oggetto fisico – il libro – ma l’emozione che ci lega a quel che abbiamo scritto. Condividere risposte emotive è spesso la chiave che ci porta a scrivere, oltre al piacere creativo che il tutto porta in sé. Tuttavia, le emozioni, che spesso guidano soprattutto la prima stesura, non bastano ad arrivare fino alla fine del romanzo: i personaggi e gli avvenimenti vanno delineati, la trama va strutturata, va individuata una voce narrante adeguata (per esempio in prima o in terza persona), è necessario trovare, fin da subito, un equilibrio fra dialoghi e descrizioni.
Scrivendo impariamo a scrivere perché prima di tutto diamo forma alle emozioni, facciamo esperienza sul come si raccontano le storie. Un chiaro segnale di quanto la tecnica narrativa sta entrando in noi è lo sperimentare un modo diverso di leggere i romanzi degli altri, esercitando una maggiore e più dinamica consapevolezza della forma e del contenuto. Mano a mano che elaboriamo le emozioni, e organizziamo la narrazione, iniziamo anche a focalizzare il lettore, che non è più un qualcosa di amorfo, un utente passivo della nostra opera, ma qualcuno con cui relazionarsi e con il quale comunicare. Il punto di partenza della storia, dunque, è lo scrittore, o meglio, la sua esperienza e le sue emozioni, inutile cercare idee altrove, perché prendendo troppi “spunti” all’esterno di sé ogni scrittore esaurirà presto la vena creativa.