Dialogo diretto e indiretto: come usare i tempi verbali e le circostanze

Le persone parlano. Noi parliamo. Parlare è nella natura umana.
Il dialogo è un discorso diretto in cui l’autore lascia spazio e parola ai personaggi. Le sequenze di dialogo sono molto importanti, in realtà fondamentali, perché consentono un rapporto a distanza zero fra lettore e personaggi. Quando le informazioni vengono inserite in un dialogo diventano più credibili, più immediate, più interessanti. Questo è uno dei motivi per cui è assolutamente necessario che l’autore curi i dialoghi in modo preciso, attento e competente. Non è obbligatorio ricorrere ai dialoghi, ma se li usiamo allora ciò va fatto al meglio, perché battute stereotipate, scontate, sbagliate, eccessive, sovrabbondanti (rispetto alle informazioni) potranno forse non allontanare un lettore inesperto o ingenuo, ma un lettore forte chiuderà il libro.

DIALOGO: LA FORZA DEL DISCORSO DIRETTO

Il detto e il non detto

Il dialogo, dunque, riporta un discorso così come si è svolto, riferendo parola per parola tutto quanto è stato detto (o viene detto). Ecco un esempio tratto dalla versione cinematografica de Il grande Gatsby Francis Scott Fitzgerald:

Nick Carraway: Quando tornai da New York ero disgustato.
Dottore: Capisco, signor Carraway.
Nick Carraway: Disgustato da tutti e da tutto. Soltanto un uomo sfuggiva al mio disgusto.
Dottore: Un uomo, signor Carraway?
Nick Carraway: Gatsby.
Dottore: Era un suo amico?
Nick Carraway: Era uno… che coltivava la speranza più di chiunque io abbia conosciuto, e che forse mai più conoscerò. C’era qualcosa in lui, grande sensibilità, era quasi come uno di quegli apparecchi che registrano i terremoti a diecimila miglia di distanza.
Dottore: Dove lo ha conosciuto?
Nick Carraway: A una festa. A New York.

SCRIVERE UN DIALOGO EFFICACE

Le trasparenze

Il significato del dialogo emergerà tanto più forte e persuasivo quanto più l’autore avrà evitato banalità, stereotipi, informazioni inutili, incentrando le battute su ciò che, alla fine, conta di più: la relazione. Non dobbiamo mai dimenticare che i dialoghi non sono conversazioni fra autore e lettori, ma fra i personaggi. Non servono per spiegare o introdurre i macro significati della storia, bensì per mettere in relazione i personaggi affinché informazioni e significati emergano in modo naturale e credibile. Perciò non devono diventare un insieme di chiacchiere a vuoto, un modo per riempire la pagina, devono introdurre delle crisi, servono a far emergere personalità e carattere dei personaggi, consentono a una miriade di sfumature e significati latenti di manifestarsi. Vanno usati più per alludere che per dire, più per lasciar trasparire che per mostrare del tutto, perché ogni battuta di dialogo è il punto di unione fra la vita interiore del personaggio e il suo modo di relazionarsi con il mondo in cui l’autore lo ha immerso; ma anche il punto di aggancio più forte e profondo con il lettore.

USARE IL DIALOGO RIPORTATO

Il discorso indiretto/riportato

Quando il discorso diretto diviene indiretto vuol dire che il dialogo viene soltanto riferito, e anche questa può essere una scelta opportuna, in certi generi e con certi stili. In questo caso le battute diventano frasi subordinate e rette da verbi tipo dire, proclamare, affermare eccetera. Quando un discorso viene riportato in forma indiretta bisogna prestare molta attenzione ai tempi verbali. Esempio:

«Non ho voglia di parlarle, non me la sento. Ho già deciso che non la incontrerò».
Nel discorso indiretto riportato al presente diventa:
Anna dice che non ha voglia di parlarle, che non se la sente. Ha già deciso che non la incontrerà.
Nel discorso diretto riportato al passato diventa:
Anna disse che non aveva voglia di parlarle, che non se la sentiva. Aveva già deciso che non l’avrebbe incontrata.

DAL DIRETTO ALL’INDIRETTO

Qualche indicazione

La prima persona singolare del discorso diretto diventa terza persona singolare nel discorso indiretto riportato. Se il verbo reggente è al passato i tempi subordinati scivolano indietro: il presente diventa imperfetto, il passato diventa trapassato, il futuro diventa condizionale. Ma anche i riferimenti temporali vanno cambiati. Gli indicatori spazio temporali, infatti, non possono rimanere gli stessi. Esempio:
«Sono stanca, ho ballato fino a pochi minuti fa», disse Anna.
Anna disse che era stanca, perché aveva ballato fino a pochi minuti prima.
Le espressioni usate per chiarire le circostanze spazio-temporali vanno infatti modificate seguendo la logica del discorso riportato e del cambio di tempi verbali.

ESEMPI UTILI

  • questo diventa quello
    «Voglio a tutti i costi questo cappello».
    Anna disse che voleva a tutti i costi quel cappello.
  • qui diventa
    «Per favore, vieni qui».
    Anna lo pregò di andare .
  • ora diventa allora
    «Capisco solo ora di aver sbagliato».
    Anna ammise di aver capito solo allora/in quel momento di aver sbagliato.
  • oggi diventa quel giorno
    «Non ho voglia di studiare oggi».
    Anna disse che non aveva voglia di studiare quel giorno.
  • ieri diventa il giorno prima
  • domani diventa il giorno dopo

2 thoughts on “Dialogo diretto e indiretto: come usare i tempi verbali e le circostanze

  1. Ciao! Una domanda: in un racconto breve (diecimila battute) è corretto usare prima il discorso indiretto e, in un’altra scena, usare il discorso diretto? grazie se puoi rispondermi.

    1. Ciao Athos, tutto può essere corretto, dipende da come strutturi il testo. Si può sperimentare, l’importante è che sia comprensibile.

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