Il brand journalism nacque ufficialmente nel 2004, grazie al termine coniato da Larry Light, che in quegli anni era a capo del comparto marketing del McDonald’s. Il concetto nasce da un tipo di marketing (allora più rivoluzionario di oggi) basato non sulle esigenze aziendali, ma su quelle del cliente.
Un brand journalist – o corporate reporter – lavora quasi sempre all’interno di aziende e società di servizi creando contenuti pubblicitari: si occupa di scrivere articoli (specie su blog e piattaforme vendita on Web), di produrre video, trailer, post, foto, infografiche, presentazioni, podcast e così via; tutto per avvalorare – e possibilmente accelerare – la forza della campagna di marketing per vendere un prodotto.
Un brand journalist si approccia in modo umano e convincente ai suoi clienti (lettori), non li dà mai per scontati, li ‘seduce’ con accortezza e rispetto, li convince con accuratezza; non mente, ma lavora per accrescere l’intensità di relazione con i possibili acquirenti. Un vero brand journalist ha una percezione editoriale del marketing, intesa come produzione di ottimi contenuti per raggiungere dei possibili ‘lettori’ di quei contenuti e, in proiezione, dei libri.
Perché le tecniche del brand journalism possono essere utili per gli scrittori che vogliano promuovere i loro libri?
Perché puntano a produrre contenuti che servano a incrementare in modo energico la relazione con i lettori. Oggi non è più possibile (secondo molti) riuscire a vendere un libro semplicemente dichiarando che lo si è scritto, è necessario raggiungere i lettori in modo più personale, anche ogni singolo lettore diventa una conquista e deve essere una conquista basata su una relazione di fiducia.
Il fine è avvicinare il lettore al libro, farlo conoscere, farlo scoprire, farlo diventare in qualche modo un qualcosa di desiderabile. Produrre articoli su siti e blog, in merito alla propria attività di scrittori, aiuta il rapporto con i lettori, ovviamente se i contenuti non vanno ad esaltare lo scrittore, e nemmeno il libro, ma la relazione tra lettore e libro e, dunque, lettore-scrittore.
Avvicinarsi ai lettori con un atteggiamento propositivo, mai impositivo, sempre disposto al confronto, aperto all’incontro e, soprattutto, mostrare attraverso un lavoro da brand journalist di aver compreso i bisogni di quel ‘tipo’ di lettore, renderà molto alla lunga.
Inutile proporsi in un mercato per bambini se non si scrivono favole, ma se si è scrittori di cybepunk sarà proficuo rivolgersi ai gruppi che mostrano interesse per quel campo, per esempio producendo sul nostro blog contenuti sulla sicurezza informatica o sull’impatto sociale delle nuove tecnologie.