I grandi libri sono la migliore palestra di scrittura possibile, del resto in passato era normale per i giovani autori esordienti o emergenti avere come riferimento questi “mentori”, ovvero autori già affermati e di altissimo livello che dispensavano loro consigli sul come affrontare la pagina bianca. Cosa può insegnare agli autori di oggi un libro come Nelle tempeste d’acciaio di Ernst Jünger? Prima di tutto si tratta di una “autopubblicazione”, o meglio, di un’edizione privata che il padre dell’autore aveva finanziato e per la verità le prime duemila copie si esaurirono molto in fretta. L’Opera è un diario di guerra che copre l’intero arco del primo conflitto mondiale, partendo dall’adolescenza di un giovanissimo Ernst Jünger, che si presenta come volontario al distretto di Hannover, per poi passare in trincea dopo pochi mesi d’istruzione nelle caserme.
PAROLE DIPINTE
Al di là della storia in sé, lo stile di Jünger è straordinario quanto a capacità descrittive, tanto che le percezioni sensoriali sembrano invadere il campo percettivo del lettore, fino a una quasi perfetta sovrapposizione. La vista è essenziale, le scene entrano negli occhi di chi legge e si dipingono in mente con una scansione verosimile e sorprendente, non si tratta di fornire dettagli, ma di precisione lessicale, di forza e potenza delle parole: «La triste impressione delle distruzioni rendeva più sensibili l’abbandono e il profondo silenzio, interrotto di tanto in tanto dai colpi sordi dei cannoni. Zaini lacerati, fucili spezzati, brandelli di stoffa e in mezzo, contrasto orrendo, un giocattolo».
RIEVOCAZIONI NARRATIVE
Pagina dopo pagina, i sensi vengono catturati, il lettore viene rapito e trascinato nel pieno del conflitto, davanti a scene difficili da affrontare e immerso negli odori e nella sofferenza di una trincea, ma non solo. Descrizioni efficaci perché le parole sono scelte con cura, il ritmo non è mai trascurato, non c’è una sola parola di troppo. Ma, soprattutto, l’intenzione dell’autore non è quella di stupire chi legge, ma di raccontare perché nulla venga dimenticato: «A volte l’udito rimaneva completamente assordato da uno schianto unico, infernale, accompagnato da bagliori di fiamma. […] Un proiettile arrivava senza esplodere, con un colpo breve, violento, e la terra intorno sussultava».
Quella di Ernst Jünger è una rievocazione precisa, elaborata, non gettata sulla pagina a caldo, però ha il potere di accendere le sensazioni del lettore, una miccia di incredibile calore per l’immaginazione.
LA LEZIONE PIÙ IMPORTANTE
Una delle lezioni più importanti delle Tempeste d’acciaio è certamente la ricerca della qualità della prosa, degli effetti speciali costruiti con le parole; si tratta di pagine cinematografiche, eppure perfettamente narrative. Una grandissima palestra.