La tendenza alla semplificazione, anche nella narrativa, sta portando a un impoverimento nell’uso dei tempi verbali; l’utilizzo del congiuntivo, per esempio, si sta perdendo quasi del tutto, ma questo lo ha reso anche “segno distintivo” di uno stile sorvegliato e accurato.
Il congiuntivo è opportuno per esprimere dubbio, eventualità, desiderio, timore:
Penso (quindi non ne sono sicuro/immagino) che tu non abbia fatto la cosa giusta.
Non andrebbe usato per esprimere certezza:
Penso che non hai fatto la cosa giusta.
In tal modo si ottiene una sfumatura di significato non secondaria, perché nel primo caso c’è dubbio, nel secondo certezza. A volte c’è incertezza anche sulla corretta grafia dei verbi coniugati (non solo al congiuntivo), ecco alcuni casi comuni:
Corretto: noi cominceremo
Errato: noi comincieremo
Corretto: io mangerei
Errato: io mangierei
Corretto: insegniamo
Errato: insegnamo
Corretto: spegniamo
Errato: spegnamo
Corretto: che noi sogniamo
Errato: che noi sognamo
Corretto: che voi sogniate
Errato: che voi sognate
I composti di fare, dire, venire seguono la coniugazione dei verbi che ne costituiscono la base, per cui:
Corretto: disfaccio
Errato: disfo
Corretto: disfacendo
Errato: disfando
Corretto: disfeci
Errato: disfai
Corretto: maledicevo
Errato: maledivo
Corretto: maledissi
Errato: maledii
Corretto: maledicendo
Errato: maledendo
Corretto: pervenni
Errato: pervenii
Corretto: pervenne
Errato: pervenì
Corretto: pervennero
Errato: pervenirono